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di PIERANTONIO TREMOLADA 19 dic 2024 14:51

Siate uomini e donne di speranza

Che cosa augurare per il Natale 2024, che cade il giorno dopo l’apertura del Giubileo da parte di papa Francesco? Forse l’augurio migliore sta nel riprendere le parole che per il prossimo Giubileo sono state consegnate alla Chiesa universale da colui che in questo momento ne è la guida: “Pellegrini di speranza”. Un appello, un invito, un auspicio, un impegno: “Siate uomini e donne che tengono viva la speranza mentre percorrono in questo tempo le strade del mondo”. Speranza è una parola preziosa. Proprio per questo va anzitutto protetta. Non può risuonare inutilmente. Non deve scivolare nella retorica. Il bene che custodisce è troppo alto per essere disperso in un parlare sbrigativo o ad effetto. La speranza delinea un orizzonte che fa da sfondo alla vita e che, per definizione, non può essere né oscuro, né incerto. Di speranza ha bisogno chiunque guarda al futuro a partire dal presente. Le angolazioni sono diverse e tutte rilevanti. Di speranza ha bisogno il pensiero, nello sforzo di una progettazione lungimirante; di speranza ha bisogno il cuore, facilmente esposto all’ansia e alla paura del futuro; di speranza ha bisogno la volontà, chiamata ad affrontare a volte l’esperienza frustrante dell’insuccesso; di speranza ha bisogno la stessa immaginazione, che non può rinunciare alla gioia di sognare. La speranza è sentire nel profondo che le ragioni della vita sono più forti di quelle della morte, che ci sono seri motivi per affrontare con fiducia – oggi e domani – il compito di essere “umani”. La speranza è di tutti. La si può spegnere, certo, ma è innata. È il desiderio nascosto, spesso inconfessato, di poter gioire della propria vita. È l’invincibile fiducia nella potenza del bene, che dal presente si estende al futuro. È una potente energia spirituale, una sorta di voce interiore che ripete costantemente: “Non lasciarti cadere le braccia!”. Essa non è identica per tutti, ma assume la forma che si addice alla situazione di ciascuno. Il giovane spera come l’adulto ma non allo stesso modo; e ancora diversa è la speranza dell’anziano. La speranza del malato non è quella del povero o del perseguitato, anche se li accomuna l’esperienza della sofferenza e del dolore. Vi è poi la speranza dei genitori per i propri figli, degli insegnanti per i propri alunni, dei governanti per il loro popolo, degli imprenditori per i loro dipendenti, degli scienziati per l’intera umanità. Chi ha a cuore la vita propria e degli altri sempre pensa al futuro e desidera immaginarlo non minaccioso ma luminoso. Potrà dunque farlo? Non sarà la sua una patetica illusione, un’utopia destinata a deludere? La responsabilità per l’oggi è pegno di futuro. I gesti di bene compiuto nel presente sono i semi che germoglieranno nel futuro, sono la garanzia che la speranza non è vana. Ma occorre andare oltre e dire: questi stessi semi attingono alla Grazia che ci ha visitato, provengono dal “Dio con noi” che è divenuto il nostro Salvatore. In lui riposa la nostra speranza. Buon Natale di speranza!

PIERANTONIO TREMOLADA 19 dic 2024 14:51