Siamo vulnerabili
Oggi, che siamo potenti tecnologicamente come mai prima d’ora, siamo dominati dall’ansia. Forse non è mai esistito un periodo storico come il nostro dominato dall’ansia
Forse mai come in questo periodo storico si sente il bisogno di aver tutto sotto controllo. I mezzi tecnologici sono tali da poter far pensare che questa utopia possa non essere più tale. Neanche il contadino ne è immune. Prima si ingegnava ad indovinare il tempo per decidere se fare il fieno; ora si collega ad internet per pianificare il suo lavoro; un tempo teneva il naso all’insù per scrutare il cielo, ora lo tiene all’ingiù per guardare sul cellulare il meteo. Abbiamo App che ci pianificano la vita in ogni cosa. La tecnologia moderna e la ricchezza di informazioni che ne deriva ci dà l’illusione di avere tutto sotto controllo, di poter pianificare e prevedere tutto. Ma questo è un percorso infinito, in cui l’asticella viene alzata sempre di più e non ci sarà mai fine. C’è sempre un margine di imprevedibilità nelle nostre vite, che possiamo solo ridurre, ma non eliminare. Dobbiamo accettare l’imprevedibile e quindi l’incontrollabile. Se non facciamo questo passaggio diventiamo sempre più impauriti e quindi sempre più ansiosi. Ci basta un virus sul quale non abbiamo il controllo per sentirci infinitamente vulnerabili. Scatta la paura per combattere la nostra vulnerabilità. La paura, entro un certo limite è funzionale: è nata con l’uomo per spingerlo a proteggersi dai pericoli. Ma quando la paura è esagerata si trasforma in panico, in fobia, in ossessione (tutti disturbi d’ansia). E questi non sono funzionali al nostro benessere, tutt’altro.
E’ paradossale: oggi, che siamo potenti tecnologicamente come mai prima d’ora, siamo dominati dall’ansia. Forse non è mai esistito un periodo storico come il nostro dominato dall’ansia (vedi il grandissimo uso degli ansiolitici). Dobbiamo accettare la nostra vulnerabilità: l’uomo per sua natura è vulnerabile. Siamo fragili, chi più, chi meno. Nasciamo con l’impronta della vulnerabilità. Non nasciamo per l’immortalità, almeno nel corpo. Eppure viviamo come se lo fossimo, come se lo volessimo essere. Vivremmo meglio se, fatto tutto ciò che è basilare fare per proteggerci, accettassimo la nostra vulnerabilità rispetto all’incontrollabile. Ecco perché la preghiera degli alcolisti anonimi (chiamata anche Preghiera della serenità) recita: “Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, la forza di cambiare le cose che posso cambiare e la saggezza di conoscerne la differenza…”.
Avere una visione di fede sugli eventi della vita, singoli o collettivi, sicuramente aiuta anche psicologicamente: è un’arma per combattere la paura, per rilassarsi e trovare pace nelle mani di un Dio che veglia sull’uomo, indipendentemente da come andranno le cose.