Siamo un popolo di referendari
L’Italia è un popolo di santi, di navigatori e... di referendari. Sembra infatti che di questo istituto di democrazia diretta non si possa fare proprio a meno nel nostro Paese
Non c’è nulla da fare: l’Italia è un popolo di santi, di navigatori e... di referendari. Sembra infatti che di questo istituto di democrazia diretta non si possa fare proprio a meno nel nostro Paese, a maggior ragione dopo l’esito di quello del 4 dicembre scorso che ha mobilitato folle di elettori come neanche le più recenti consultazioni politiche erano state in grado di fare.
Da oggi la causa referendaria si alimenta anche della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato ammissibili la richiesta di altri referendum: quello per l‘abrogazione delle disposizioni sul lavoro accessorio (voucher); la Corte ha dichiarato ammissibile anche la richiesta di referendum denominato “abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti”.
Un no dalla Corte costituzionale è arrivato invece per il quesito referendario che puntava all’ abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi, la parte dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, disattendendo le attese della Cgil che aveva raccolto 3,3 milioni di firme per ripristinare le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori cancellate con la riforma del lavoro. Già si iniziano a ipotizzare possibili date per il voto: qualcuno parla di ritorno alle urne già nei mesi della primavera, congestionando così un calendario (a meno di improbabili election day) già particolarmente intasato tra amministrative e possibili elezioni politiche. Il vero problema, però, non sembra essere l’indizione di un nuovo referendum, ma le modalità con cui questo verrà affrontato. Assisteremo ancora una volta a scontri di principio (come è avvenuto con il referendum del 4 dicembre 2016) o finalmente si riuscirà ad entrare nel merito della questione, in modo da permettere l’espressione di un voto consapevole?
Le questioni in causa chiedono veramente una riflessione seria e ponderata. Ci riusciremo? Chissà!