Servo del Vangelo che sa provocare
Desidero condividere il profondo dolore per il distacco legato alla morte del vescovo Bruno Foresti. Lo faccio durante questo viaggio missionario in Bolivia, ricordando innanzitutto proprio la sua passione missionaria. Ricordo gli anni dei suoi viaggi missionari, della sua attenzione che ha portato alla partenza di sacerdoti, laici e religiosi per la missione. Mons. Foresti rappresenta nella mia vita personale e sacerdotale una figura indimenticabile: gran parte della mia vita sacerdotale è stata vissuta sotto la sua guida.
Quando sono diventato vescovo di Bergamo, è cresciuta la consapevolezza del legame con le sue origini bergamasche. Da vescovo di Bergamo ho raccolto molte testimonianze su di lui: del suo servizio in Seminario con responsabilità molto alte, poi come parroco di San Pellegrino, infine come vescovo di Modena e poi di Brescia. La personalità di monsignor Bruno è talmente forte che tutti coloro che lo hanno incontrato ne trattengono l’impronta. Da quando sono a Bergamo ho avuto modo di incontrarlo molte volte, e devo dire che gli anni e il tempo avevano ammorbidito i tratti della sua personalità così forte. Poche settimane fa ho avuto il piacere di un incontro profondo e fraterno: un abbraccio spirituale, in cui ho potuto raccogliere la fatica della sua condizione e la bellezza della fede con cui la stava vivendo. In questi anni, terminato il servizio pastorale a Brescia, non si è interrotta la sua attività: sono incalcolabili le volte in cui si è fatto presente nelle parrocchie in diverse circostanze, con un tratto fraterno e amichevole, che ha però conservato un carattere apprezzato per la sua forza e franchezza evangelica.
Ricordo il suo ingresso come vescovo di Brescia. Allora ero curato in Cattedrale e sono stato tra i primi ad accoglierlo. Ricordo anche il suo ministero pastorale, segnato dalle lettere, dai viaggi missionari, dalla visita pastorale e da una forza profetica capace anche di ferire e provocare, nel nome del Vangelo. E proprio nel nome del Vangelo, capace anche di gesti di riconciliazione. Ricordo anche che è lui che mi ha chiamato a responsabilità diocesane. Queste sono parole che escono dal cuore, in questo momento in cui mi trovo lontano fisicamente, ma vicino spiritualmente alle comunità bergamasca e bresciana. La circostanza è certamente di grande sofferenza, eppure sono certo che il Signore accoglierà monsignor Bruno con gioia, quasi sorridendo, dicendo: “Vieni, servo buono e fedele, prendi parte alla mia gioia”. Prego con voi e con i suoi cari perché la sua testimonianza rimanga nel tempo e nei cuori.