Semi nel deserto
“Essere cristiani in una società secolare richiede anzitutto, come prerequisito indispensabile, una salda posizione personale nella fede. In concreto questo significa una relazione viva con Dio, un legame con Gesù, il Signore, centro della fede cristiana”.
A ricordarlo è l’arcivescovo di Vienna, il card, Cristoph Schönborn nell’editoriale dell’ultimo numero di Vita e Pensiero la rivista dell’Università Cattolica.
Nella nota c’è un riferimento a Franz Jägerstätter, il contadino austriaco martire della ferocia nazista per la sua fede cristiana cattolica che “ha mostrato una lucidità che supera di gran lunga quella di molti professori universitari che si sono lasciati accecare e ingannare dallo spirito nazista”.
La fede degli umili in una società secolare dove molti sono i vuoti di pensiero e di umanità diventa un segno che interroga e accompagna la ricerca di senso.
Oggi, aggiunge l’arcivescovo di Vienna, è chiesto al cristiano di porsi con responsabilità di fronte alle sfide di una società secolare e occorre qualcosa di più di una religiosità popolare che pure è “un tesoro che non deve essere dilapidato”.
Il “qualcosa di più” è aprire gli occhi, il cuore e la mente verso l’altro che pensa, vive e sente in modo diverso ed è anche porsi con saggezza di fronte alla tecnologia, alla scienza, all’intelligenza artificiale che stanno prospettando scenari dove dubbi e preoccupazioni si mescolano con speranze, attese, desideri di pace.
Lasciare tracce e orme di fiducia nel divenire della storia è essere seme, diventerà albero che darà frutto.
Torna alla mente la risposta che Christian de Chergé priore del monastero di Tibhirine diede a chi gli chiedeva il senso dello stare in terra algerina dove non erano autorizzate le conversioni di musulmani al cristianesimo: il priore rispose che la cosa più importante non era fare numero ma essere segno.
È la profezia dell’essere segno che il cardinale Schönborn riprende alla fine dell’editoriale per dire che anche oggi in occidente ci sono persone attratte dal cristianesimo. “Un indice di attrazione – scrive – è rappresentato dal battesimo degli adulti” e aggiunge che “la grande sorpresa” per la Chiesa austriaca in anni recenti è stata che di 254 adulti che hanno chiesto il battesimo 200 erano di origine musulmana.
C’è un filo che unisce questa richiesta di battesimo con il martirio dei sette monaci di Thibirine nel 1996: il sangue dei martiri in terra africana, così come in altre terre, è il seme di cristiani anche in terra europea. La traccia e l’orma lasciate in un deserto di sabbia non sono cancellate dal vento, riaffiorano come segni dell’insopprimibile desiderio di Dio anche nella notte dell’umanità.