Se la povertà è sanitaria
“Noi andiamo in ‘caritativa’ per imparare a vivere come Cristo”. Quando don Luigi Giussani pronunciò questa frase era il 1962. Realtà come il Banco alimentare e il Banco farmaceutico erano ancora di là da venire. Sono innumerevoli le emergenze che attanagliano la società. Le varie forme di povertà hanno radicalmente cambiato volto, abbracciando un pubblico più vasto, coinvolgendo fette della popolazione che, sino a poco tempo addietro, non sarebbero mai state considerate in stato di indigenza. L’ultimo grido d’allarme, per altro già più volte lanciato, proviene dal Banco farmaceutico. L’aumento del costo di farmaci e prestazioni è sotto gli occhi tutti. Nell’anno in corso, 427.177 persone (7 residenti su 1000) si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria. Hanno dovuto, cioè, chiedere aiuto ad una delle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Rispetto alle 386.253 persone del 2022, c’è stato un aumento del 10,6%. Intanto, la spesa farmaceutica delle famiglie aumenta, ma la quota a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) diminuisce.
Nel 2022 (ultimi dati disponibili), la spesa farmaceutica totale è pari a 22,46 miliardi di euro, 2,3 miliardi in più (+6,5%) rispetto al 2021 (quando la spesa era di 20,09 miliardi). A sostenere di tasca propria l’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket. È quanto emerge dall’11° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici e ABOCA da OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). I dati sono stati presentati il 5 dicembre 2023 in un convegno promosso da Banco Farmaceutico e AIFA. Senza il Terzo settore, la tenuta del SSN sarebbe a rischio. Le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari sono 12.578 (e occupano 103 mila persone). Di queste, 5.587 finanziano le proprie attività per lo più da fonti pubbliche. La qualità della vita legata a gravi problemi di salute, inoltre, è peggiore per chi ha meno risorse rispetto a chi ha un reddito medio-alto (25,2% vs 21,7%).
Le risorse economiche non preservano, di per sé, da gravi patologie (specie con l’aumentare dell’età), ma consentono di fronteggiarne meglio le conseguenze. A compromettere lo stato di salute di chi è economicamente vulnerabile contribuisce la rinuncia a effettuare visite specialistiche, che è cinque volte superiore al resto della popolazione. “Attraverso il rigore del metodo scientifico dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria – ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets – vogliamo fornire un contributo di conoscenza su alcuni aspetti essenziali per qualificare la nostra società; in particolare, quest’anno ci preme sottolineare che tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari. Senza il Terzo settore (e, in particolare, senza le migliaia di istituzioni non profit, di volontari e di lavoratori che si prendono cura dei malati), non solo il Servizio sanitario nazionale sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero”.