Se la politica abbruttisce
Nell'era del digitale il politico deve essere sempre connesso, deve saper fornire in tempo reale le risposte più esaustive possibili
Se la politica abbruttisce. Ci siamo abituati a considerare privilegiato chi fa politica. Non è così. Lo sappiamo. La politica, se fatta con passione e non per tornaconti personali, è uno straordinario servizio che richiede una grande responsabilità. La polarizzazione destra/sinistra maturata negli anni Novanta ha prodotto però una ferita che ancora sanguina. Ancora oggi, e a tutti i livelli, dal locale al nazionale, si fatica a trovare un terreno comune di confronto. Le delibere vengono votate solo dalla maggioranza, l'opposizione fa muro contro muro. E viceversa. L'opposizione non viene ascoltata. Questo avviene, tristemente, nella maggior parte dei Comuni così come in Parlamento. Complice il tasso di litigiosità, la mediazione finisce in soffitta.
Poi ci siamo noi, i cittadini elettori, che, dimenticando gli insegnamenti della storia, cerchiamo continuamente il leader carismatico (l'uomo forte del passato) al quale affidare le chiavi del Paese. Quante volte abbiamo sentito dire: "È bravo, preparato e serio ma non è adatto". Preferiamo individuare il nome giusto prima ancora di soffermarci sui programmi che in pochi leggono davvero in maniera approfondita. Vince chi alza la voce. Vince chi propone ricette facili. Vince chi guarda all'immediato e non al futuro.
Nell'era del digitale il politico deve essere sempre connesso, deve saper fornire in tempo reale le risposte più esaustive possibili. E così, attraverso i social, cerchiamo un contatto diretto con le istituzioni. Il sindaco di qualsiasi giunta si ritrova a rispondere celermente su tutto. Deve essere onnisciente altrimenti "non sa fare il suo mestiere". Vengono meno le formalità ma anche l'educazione. Basta guardare ai toni di certi commenti. Poi ci sono anche i politici che cavalcano l'onda dei social, postando in continuazione le loro giornate. E a noi va bene così. Sia a chi ne approfitta per affondare le critiche sia a chi ne vuole tessere le lodi. Sarebbe bello, invece, ridare tempo e dignità alla politica. Un politico rischia di essere schiacciato dalla quotidianità e di essere staccato dalla realtà, rischia di mettere in secondo piano la famiglia, gli affetti, le proprie amicizie e le passioni. E questo non va bene. Ma la colpa, ripeto, è soprattutto nostra.
Tempo fa in un'intervista Francesco Onofri di Piattaforma Civica aveva svelato che la politica lo stava "abbruttendo". In questi giorni, in un post con il quale annuncia la decisione di non candidarsi per la Loggia, scrive: "Chi, come me e come tutti noi di Piattaforma civica, non vive di politica, fatica a trascurare per troppo tempo famiglia, lavoro e ad avere giornate troppo lunghe troppo a lungo". Qui entra in gioco il cittadino elettore... Durante la campagna elettorale siamo prodighi di pacche sulle spalle, poi quando inizia l'incarico, ci ritiriamo, lasciamo soli (tranne quando ci servono) i candidati che abbiamo appoggiato. Una delle lamentele dei politici è proprio quella di sentirsi soli davanti a una responsabilità evidentemente più grande di un singolo, di un partito o di un movimento.