Se il segno di croce spaventa i sindaci
In Francia viene proibito ai giocatori di segnarsi entrando in campo per non rappresentare una sola parte dei cittadini
Proviamo a sorriderci su. Messi entra in campo segnandosi, l’arbitro fischia e lo ammonisce, confessandogli all’orecchio che è stato così generoso solo perché il figlio ha la sua maglia, altrimenti gli sarebbe toccato il cartellino rosso. Ve lo immaginate Cristiano Ronaldo espulso da una partita per un segno di croce dopo un gol da antologia del calcio? Ma poi che fare con gli arbitri e i guardialinee che pure fanno regolarmente il segno di croce alla fine della partita, in segno di gratitudine per lo scampato pericolo? Per non parlare degli allenatori. Provate a pensare solo per un attimo a Trapattoni sulla panchina dell’Italia che, mentre versa acqua benedetta e si segna, viene cacciato dal campo. Questo fermandosi al calcio, ma mettiamo che la regola si estenda anche al rugby, visto che la nazionale francese può vantare anche diverse finali giocate in campo mondiale, anche loro andrebbero espulsi? E chi ci prova a redarguire quei marcantoni del rugby?
In conclusione: chi ha paura del segno di croce esibito dagli sportivi rischia il ridicolo. Anche se vale per tutti la regola che quel gesto ha un significato profondissimo che non va mai sprecato: segna la relazione di ciascuno con il Dio dell’Infinito. Che certo va oltre i limiti del campo di gioco.