Scuola: vaccinazioni paradossali
In Lombardia la campagna vaccinale per arginare il Covid sta ora procedendo rapidamente, nonostante i gravi ritardi dei primi mesi e la disorganizzazione iniziale del sistema regionale di prenotazione. C’è però un aspetto della campagna di vaccinazioni che rimane paradossale. Come è noto l’accesso al vaccino per gli anziani e le persone fragili è avvenuto con prenotazione da parte degli interessati (prima i novantenni, poi gli ottantenni e così via a scalare) e chi prenotava poteva scegliere tra varie date e orari. Invece alcune categorie professionali, come le forze dell’ordine, il personale sanitario e gli insegnanti, sono state convocate dal sistema sanitario regionale, con data, luogo e ora di vaccinazione stabiliti d’ufficio. Prendiamo il caso degli insegnanti.
La prima dose è stata somministrata a marzo, mentre la seconda dose nella seconda metà di maggio o in questi giorni. Ora, se mentre per la prima dose la priorità era fare presto, per la seconda dose era auspicabile che si potesse prestare attenzione all’esigenza di non interrompere l’attività didattica. Invece il sistema sanitario regionale ha convocato per la seconda dose la stragrande maggioranza dei docenti (quasi tutti) al mattino dei giorni feriali, causando la perdita ingiustificata di migliaia di ore di lezione in un periodo cruciale, considerando che da poche settimane gli studenti sono tornati alle lezioni in presenza e che l’anno scolastico sta per finire. Così mentre pensionati o casalinghe venivano vaccinati anche nei pomeriggi o nei giorni festivi, gli insegnanti sono stati costretti a farsi vaccinare al mattino. Era così difficile organizzarsi diversamente? Gli insegnanti che hanno cercato di evitare di perdere le lezioni, si sono trovati bloccati dalle perentorie affermazioni del sito della Regione: “La data, il luogo e l’ora dell’appuntamento per la seconda dose non possono essere modificati” (salvo che il docente sia impegnato in esami o scrutini non rinviabili). Alla faccia della sbandierata centralità della scuola. Forse è ancora più grave il fatto che la cosa sia passata sotto silenzio. Non ci sono state proteste dei genitori per l’interruzione delle lezioni, non ci sono state lamentele, non ci sono state lettere ai giornali. È come se l’opinione pubblica fosse ormai rassegnata: la centralità della scuola, il mantra “pensiamo in primo luogo ai giovani, che sono il nostro futuro” sono cose che si dicono, ma poi sono destinate a rimanere lettera morta.