Scuola: niente di nuovo...
Niente di nuovo. Purtroppo. Viene da commentare così la presentazione del 19° Rapporto del Centro studi per la scuola cattolica, presentato nei giorni scorsi. Un Rapporto che ancora una volta mette il dito nella piaga di un mondo scolastico pieno di valore messo però a dura prova dalle condizioni in cui si trova ad operare
Niente di nuovo. Purtroppo. Viene da commentare così la presentazione del 19° Rapporto del Centro studi per la scuola cattolica, presentato nei giorni scorsi. Un Rapporto che ancora una volta mette il dito nella piaga di un mondo scolastico pieno di valore messo però a dura prova dalle condizioni in cui si trova ad operare. Valore sottolineato immediatamente anche dal titolo del rapporto di quest’anno (“Il valore della parità”, appunto) e che è traducibile nella promozione della libertà di educazione, della responsabilità educativa delle famiglie, di un contesto generale nel quale sussidiarietà e pluralismo sono assi portanti. Eppure lo sappiamo bene: questo mondo di valore fatica a camminare in concreto, a realizzarsi perché sebbene la parità giuridica tra scuole statali e non statali – che corrispondano ai criteri del servizio pubblico – sia stata definita per legge e ormai da ben 17 anni, quella economica ancora è lontana dal realizzarsi.
E le scuole paritarie – tra queste le scuole cattoliche sono circa i due terzi – non ce la fanno a sostenere i costi, tant’è che chiudono, sono in costante calo. Il Rapporto del Centro studi snocciola cifre di ogni genere, e la sostanza è quella di un servizio offerto che si caratterizza per qualità e serietà, ma si sostiene a fatica. Niente di nuovo, appunto. E purtroppo, perché la scuola cattolica non solo rappresenta un risparmio per lo Stato, ma soprattutto perché il portato proprio della scuola paritaria è quel “significato ideale del pluralismo educativo” che alla presentazione del Rapporto è stato sottolineato in particolare dal segretario della Conferenza episcopale italiana, Nunzio Galantino. Insomma, la questione della parità scolastica – va ribadito per l’ennesima volta – non è questione “di parte”. Non è problema delle sole scuole cattoliche o di quelle altre che pure concorrono al sistema pubblico integrato definito dalla legge. Piuttosto è questione di tutti, di ogni famiglia. Chiedere una effettiva parità, anche economica – che passi attraverso le convenzioni, i buoni scuola, i finanziamenti mirati o le detrazioni fiscali – non è difendere la sopravvivenza e l’interesse “privato” di alcuni istituti scolastici (molti dei quali hanno tra l’altro tradizioni antiche e ben solide), ma contribuire a realizzare un principio costituzionale, in un quadro di regole condivise e attente alla qualità dell’offerta formativa.