Scuola: Europass per i maturandi
Quello della maturità è un vero tormentone. Nel senso che ogni anno si moltiplica l’attenzione dei media a questo “rito di passaggio” che è indubbiamente importante e coinvolge un gran numero di ragazzi
Quello della maturità è un vero tormentone. Nel senso che ogni anno si moltiplica l’attenzione dei media a questo “rito di passaggio” che è indubbiamente importante e coinvolge un gran numero di ragazzi. E questo, probabilmente, dovrebbe giustificare il profluvio di inchiostro sui giornali e i servizi soprattutto sul web per accompagnare i nostri ragazzi – il Paese verrebbe da dire – a quello che sembra uno scoglio generazionale ineludibile. Nei giorni che hanno preceduto le prove scritte si è potuto assistere ad ogni sorta di riflessione/commento/consiglio su come studiare per le prove scritte, come non farsi travolgere dal panico, come gestire l’ansia di esaminandi e genitori di esaminandi, cosa mangiare, come dormire e via ricamando. Detto questo, la scommessa di questi giorni di esami, una vera prova di “maturità”, è quella di collocare l’appuntamento nel suo proprio contesto, dandogli il valore e il peso che merita. Magari accompagnati da quella vecchia massima latina per cui “oportet studuisse, non studere”, bisogna aver studiato, non studiare, capace di sdrammatizzare in un lampo l’ansia da prestazione dell’ultimo minuto, ricordando sì, severamente, il senso di un impegno continuativo e non improvvisato, ma anche relativizzando l’ineluttabilità dell’appuntamento finale. In questi giorni di dopo Brexit viene in mente una delle novità della maturità 2016 e cioè la consegna ai neodiplomati del Supplemento Europass al Certificato, un documento diffuso e riconosciuto dall’Unione Europea che descrive le competenze degli studenti e le attività professionali cui possono accedere. I Supplementi – spiega il Miur – saranno diversi per ciascun indirizzo di studio ed elaborati per l’Italia dal ministero dell’Istruzione e dal Centro nazionale Europass presso l’Isfol. Favoriranno – questa è l’intenzione – la mobilità per motivi di studio o di lavoro anche al di fuori dell’Italia. Non sostituiscono il titolo di studio o la certificazione delle competenze, ma renderanno il percorso di studio più chiaro e il diploma finale più comprensibile e più spendibile nel mondo del lavoro. Non saranno granché questi certificati, ma in un momento in cui l’Europa unita segna il passo e pare ferita anche attraverso questi segnali passa il rilancio del sogno che appartiene soprattutto ai più giovani (e che hanno ben immaginato i “Grandi Vecchi” dell’Europa): una comunità europea senza frontiere ed esclusioni.
ALBERTO CAMPOLEONI
30 giu 2016 00:00