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25 giu 2015 00:00

Rispetto per il percorso sinodale e dialogo con le istituzioni

Attese, aperture, interpretazioni contrastanti, pensieri e retropensieri si sono moltiplicati in un vortice continuo. Ma cosa succederà davvero a ottobre? Sarà una rivoluzione?

I giornali ne hanno parlato abbondantemente. L’instrumentum laboris del prossimo Sinodo sulla famiglia che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre 2015 è stato presentato nei giorni scorsi. Attese, aperture, interpretazioni contrastanti, pensieri e retropensieri si sono moltiplicati in un vortice continuo. Ma cosa succederà davvero a ottobre? Sarà una rivoluzione? Anzitutto lasciamo che il Sinodo avvenga. Lasciamo che il documento sia letto, discusso e che i padri consegnino al Papa le loro conclusioni. Ciò che conta, infatti, dal punto di vista del magistero, è ciò che il Papa dirà con un documento alla fine di questo percorso ecclesiale che deve ancora avvenire. Questa è la prassi della Chiesa e forse andrebbe un po’ più rispettata.

Nulla da togliere a discussioni legittime, ma sarà utile discernere bene ciò che i vescovi dicono da ciò che scrivono i giornali. In secondo luogo andrebbe maggiormente evitata la continua fusione sui temi in discussione. Il documento presentato cerca, ancora una volta con puntualità, di distinguere le diverse questioni. La percezione infatti è che i media abbiano già preconfezionato le conclusioni in una sorta di miscuglio indifferenziato. Comunione ai divorziati risposati, unioni di fatto, accoglienza dei gay, teoria del gender... Tutto sullo stesso piano. Serietà esigerebbe attenzione e non semplificazione. Non esistono, infatti, nemmeno i vescovi “tutti contro” e “tutti a favore”. Ma qualcuno si diverte a pensarlo.

Il confronto vero è col Vangelo nella fedeltà a Dio e all’uomo. Anche questo va rispettato. Infine la confusione regna sul tema della legislazione degli Stati su molti dei temi in oggetto. Soprattutto in Italia dove le discussioni si sono fatte roventi. La domanda è: chi sta dialogando con il Governo e il Parlamento perché la legislazione italiana non assuma una pericolosa deriva laicista? Ok alle legittime manifestazioni di piazza dei laici, ma poi qualcuno raccoglie questi stimoli e li traduce?
25 giu 2015 00:00