Riprendere Taizè
Probabilmente non c’è più nessuno che propone in modo autorevole e accompagna i giovani a vivere una settimana a Taizé. In molti oratori non c’è più il curato e probabilmente quelli che ci sono non hanno mai fatto questa esperienza per poi poterla far vivere. Una settimana a Taizé, se preparata e vissuta bene, è sicuramente un bel momento formativo, che allarga gli animi
La presenza a Brescia di frère Alois, priore di Taizé, per condividere in cattedrale un momento di preghiera e una testimonianza su “Paolo VI, Taizé e i giovani” suscita un’attenzione su quanto accade da oltre 50 anni in quel piccolo villaggio della Borgogna. Taizé, una parabola di comunione. Circa 80 anni di storia e più della metà legati a un’avventura condivisa con i giovani. Mai frère Roger e i suoi fratelli della prima ora avevano pensato che un giorno la collina di Taizé venisse invasa da centinaia di miglia di giovani. Negli anni 70 del secolo scorso si è pensato anche a un Concilio dei Giovani, iniziato con una grande apertura nel 1974 e continuato per alcuni anni con incontri qua e là sui diversi continenti. Verso la fine degli anni 80 questo Concilio è evoluto in un “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che prosegue ancora oggi con gli incontri europei e altri in varie parti del mondo. Taizé continua a essere meta di questo pellegrinaggio di giovani che sono alla ricerca di come vivere la loro fede nel Cristo risorto là dove vivono, nella loro esperienza quotidiana. Il card. Martini, durante l’incontro europeo di Milano a fine anno 1998, manifestava l’apprezzamento nei confronti della Comunità di Taizé che non ha mai voluto creare un movimento, ma ha sempre rinviato i giovani a un impegno nei loro luoghi di vita.
I giovani italiani e tra questi anche i bresciani, negli anni scorsi erano molto più presenti sulla collina di Taizé durante l’estate per condividere quanto la Comunità propone ai giovani che di settimana in settimana si succedono. Oggi c’è un netto calo di presenze d’italiani. Probabilmente non c’è più nessuno che propone in modo autorevole e accompagna i giovani a vivere una settimana a Taizé. In molti oratori non c’è più il curato e probabilmente quelli che ci sono non hanno mai fatto questa esperienza per poi poterla far vivere. Una settimana a Taizé, se preparata e vissuta bene, è sicuramente un bel momento formativo, che allarga gli animi e diventa un’esperienza d’ampio respiro per i giovani. Il capire, nella preghiera e nel dialogo, che non si è da soli nella propria ricerca, ma che si è in tanti, diventa una provocazione interessante. Se l’esperienza è accompagnata da un prete o da un educatore che poi la riprende una volta di ritorno a casa, essa può essere molto feconda non solo per la persona, ma anche per l’oratorio, la comunità parrocchiale e la diocesi.