Ripartire dai lavoratori
Il valore del lavoro fonda l’Italia e il nostro convivere, conferendo una forma sostanziale alla nostra vita quotidiana, personale e collettiva, come espressamente sancito dall’articolo 1 della nostra Carta costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. La realtà concreta del mondo del lavoro, troppo spesso dura, iniqua e drammatica, ci richiede però un’urgente riassunzione di responsabilità in ordine al principio fondante del lavoro: il fenomeno della disoccupazione, del lavoro povero o addirittura del lavoro che uccide, infatti, lede la dignità della persona, lacera il tessuto sociale, erode la partecipazione alla vita civile, democratica e politica del Paese.
Dopo la Seconda Guerra mondiale, la classe lavoratrice sembrava essere diventata il baricentro della storia, il soggetto propulsivo e protagonista del progresso materiale e spirituale del Paese: c’era la consapevolezza che col lavoro e sul suo valore si potesse addirittura fondare una Repubblica. Uno straordinario slancio capace di generare la Costituzione italiana, ma anche di trasportare la classe lavoratrice sul terreno politico. La classe lavoratrice oggi non è più il soggetto che guida le sorti della politica, ma il lavoro resta il tema centrale, se non nel dibattito pubblico, certamente nel “noi” del bene comune. Le politiche pubbliche devono perciò considerare il lavoro come la vera priorità democratica, quindi investire in formazione e innovazione, in progettualità e inclusione, aprendosi anche alle tecnologie, creando condizioni di equità sociale. È necessario guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile.
Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia. Le istituzioni devono assicurare condizioni di lavoro che permettano di riconoscere la dignità di ogni persona, che consentano la formazione e la vita serena delle famiglie, che garantiscano condizioni di equità e di sicurezza, un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale; bisogna colmare i divari economici fra le generazioni e i generi, senza dimenticare le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati. Il parametro di misurazione di una democrazia compiuta consiste proprio nel pieno riconoscimento del valore del lavoro, di un lavoro, libero, creativo, partecipativo e solidale. Tutti gli attori del mondo del lavoro sono chiamati a questo compito ancora incompiuto e mai scontato. Un compito che resta per le Acli l’originaria e sempre nuova vocazione. Per poter dire ancora, senza vergognarci, Buona Festa del Lavoro.