Ricordando Florence
Mentre si celebra il 160 anniversario della Croce Rossa, merita ricordare anche un altro, contemporaneo, anniversario. Qualche anno prima della battaglia di San Martino e Solferino, che diede l’intuizione al fondatore Henri Dunant per un corpo di intervento volontario e imparziale nella cura dei feriti di tutte le guerre, un’altra guerra - in Crimea nel 1854 -, suscitò una simile attenzione alla cura dei feriti in Florence Nightingale. Nata a Firenze nel 1820, da famiglia britannica che le diede il nome della città, è considerata la fondatrice della scienza infermieristica moderna. Nightingale ha sviluppato preziose e lungimiranti intuizioni in merito alla cura, accompagnandole con dedizione e applicazione del metodo scientifico. Florence ha elaborato, dimostrato e insegnato una professione che poi è cresciuta costantemente dal punto di vista organizzativo, programmatorio, assistenziale, manageriale e clinico-assistenziale. Ella è figura determinata e controcorrente: applica il metodo statistico per analizzare la salute dei suoi pazienti e introduce l’organizzazione logistica nelle strutture ospedaliere e nei reparti. L’effetto di questa “rivoluzione”, grazie all’igiene e alla prevenzione, pare abbia abbattuto la mortalità dei soldati inglesi nella guerra di Crimea dal 47 al 2 % (così Barbara Mangiacavalli, nell’introduzione al volume in occasione del secondo centenario della nascita di Florence). La Nightingale divenne anche la prima donna membro della Royal Statistical Society di Londra e poi membro onorario della American Statistical Association.
In un’epoca in cui stiamo scoprendo l’importanza dell’uso delle informazioni e dei big data anche in medicina, fino agli impieghi dell’intelligenza artificiale, mi pare rilevante ritrovare questo interesse all’origine della professione di infermiere, oggi che questa missione è tra le più svalutate (e relativamente peggio remunerate) nella nostra società. La Nightingale conosceva le scienze e la matematica, che furono fondamentali per ottenere tutti i meriti che le sono attribuiti, ma furono il suo impegno sociale e lo spirito solidaristico a ispirarla a mettere in pratica le sue conoscenze. Di fronte all’evoluzione epidemiologica di una società che invecchia e in cui sono sempre più presenti cronicità, non autosufficienza e fragilità, gli infermieri sono i professionisti d’elezione per assistere i cittadini e gestire i servizi, con azioni sempre più competenti e responsabili in termini assistenziali, progettuali e manageriali. Senza queste professionalità non avremo gli ospedali di comunità, la medicina del territorio e la presa in carico grazie all’infermiere di famiglia, insomma il “prendersi cura”.