Renzi non corre abbastanza
Sembra reggere ancora, nell’immaginario collettivo, l’idea che Matteo Renzi corra mentre il grande carrozzone della politica italiana frena o sta fermo... L'editoriale del n° 29 di Voce è di Adriano Bianchi
In primis spicca il tema delle riforme istituzionali. Renzi ne ha parlato come il “codice pin” del telefonino senza il quale il sistema Italia non può riattivare tutte le sue funzioni. Lo scoglio su come dovrà essere il nuovo Senato è costituito da 1000 distinguo dentro e fuori dalla maggioranza che si sono materializzati in 9000 emendamenti da votare in aula per poter far passare la prima lettura del testo di riforma. La linea estrema di far lavorare giorno e notte i senatori a oltranza è il segnale di una volontà assoluta a perseguire l’obiettivo. Servirà però, insieme, molta strategia e intelligenza per superare le troppe riserve.
La storia, infatti, non ci insegna nulla di buono: troppe riforme si sono incagliate nei teatrini della prima e della seconda repubblica: la terza avrà più fortuna? I politici sanno che le sensazioni della gente comune ondeggiano tra il frustrante sconforto davanti all’inezia della classe politica e la fiducia che un colpo di reni porterà dei risultati, ma la tentazione lobbystica di mantenere poltrone, equilibri e posizioni dominanti è troppo forte. Così l’ennesima commedia all’italiana continuerà a lungo. Renzi dice: “In ogni caso si arriverà a dire la parola fine”. Intanto continuano i proclami dei partiti: “Noi siamo per le riforme” e nel frattempo remano contro ogni possibile cambiamento.
Insomma: non avrà ragione chi dice che a questo punto vale la pena mettere al voto l’eliminazione completa del Senato e non se ne parli più? I 630 deputati della Camera non bastano per far funzionare il Parlamento? Vedremo se il patto col redivivo Berlusconi reggerà fino alla fine.
Altresì Renzi ha fretta anche perché la situazione economica non sta cambiando. Certo qualche piccolo segnale di fiducia c’è, ma è più forte la stagnazione. Lo dicono anche i dati economici europei e gli italiani sono sempre più poveri nonostante gli 80 euro. Soprattutto l’occupazione non cresce. Aspettarsi miracoli naturalmente è improprio, ma se per ora l’iniezione di speranza percepita basta a limitare il crollo totale, altro si dovrà fare.
In questo senso trovo lungimirante la recente visita di Renzi in Mozambico, Angola e Congo, sia sul versante economico che umanitario. Questi paesi possono davvero diventare partner strategici. In Mozambico, ad esempio, ho avuto modo di vedere un popolo che vuole crescere, che già vive una condizione più dignitosa rispetto ad altri Paesi africani. Ci sono vere opportunità di sviluppo e collaborazione. Se regge la pace, ci sono le risorse e le condizioni per uno scambio che porti lavoro alle nostre imprese e progresso e qualità della vita a loro, a casa loro, magari evitando domani flussi migratori incontrollati. Certo servirà tempo.
Per le necessità dell’Italia di oggi forse Renzi non corre abbastanza. Il Paese chiede risposte immediate e non solo a lui. Matteo lo sa e per questo se non riuscirà a giocare fino in fondo la partita con il Parlamento metterà presto sul piatto “l’asso di spade” e noi saremo, a breve, a elezioni anticipate.