Realizzare i progetti
Arrivano i soldi, ma ci sono i progetti? E per progetto s’intende un piano completo di tutto, dalla realizzabilità pratica alla sostenibilità finanziaria ben precisata. Perché sono solo questi progetti che godranno dei finanziamenti del Recovery Fund. I libri dei sogni no. Beh, che ci vuole…
Anzitutto il tempo, perché i soldi europei hanno una tempistica precisa, non verranno dati a pioggia e senza limiti di tempo. E già così è difficile perché, non nascondiamolo, abbiamo giustamente smesso di creare progetti non avendo i soldi per realizzarli. I Comuni italiani, ad esempio, non possono da anni indebitarsi e ormai sono ridotti alla sistemazione dei giardinetti e alla riasfaltatura delle strade. Quale sindaco si azzarda a spendere soldi per la progettazione di idee che poi rimarranno sulla carta?
Il fatto è che questo andazzo s’è trasferito su nei piani alti, alle Regioni fino allo Stato.
Sembra già un enorme successo completare una linea di alta velocità ferroviaria battezzata nel lontano 1999 e che stenta ad arrivare nel Veneto. In pochi anni doveva giungere fino a Lubiana e quindi in Ungheria e Ucraina... Da anni è ferma a Brescia.
Ma vi ricordate la materia di cui erano fatte le leggi finanziarie prima dell’era-Covid?
Ci si accapigliava per pochi miliardi di euro; si spostava qualcosina di qua, un nonnulla di là. Tutto un lavoro di taglia e cuci su un tessuto grande come un fazzoletto, e ora si chiede all’Italia di rammendare in grande stile l’intera coperta.
Ci vorrà un lavoro immane, anzitutto nelle regole e procedure: quelle italiane sono perfette per bloccare, anzi per non far partire nulla. Non è più tempo di veti, pastoie, ricorsi, autorizzazioni a strati, blocchi giudiziari, lungaggini burocratiche.
Un sindaco di una città del Nord era stato contattato da una multinazionale americana, intenzionata a portare una grande manifestazione fieristica (un investimento veramente ragguardevole) proprio nella sua città, fatto un attento esame delle qualità della stessa.
Gli americani non avevano fatto i conti con il “corollario” burocratico.
Morale della favola: si sono sistemati in Belgio, dove hanno steso i tappeti davanti ai loro piedi e le autorizzazioni sono arrivate in un batter d’occhio. Al sindaco gliel’hanno detto in faccia: non siete competitivi. Vero, ma non possiamo più permettercelo.