Rdc e i valori del Paese
Tra i temi politici che hanno scaldato il dibattito politico estivo vi è stata la proposta di abolire il Reddito di cittadinanza. I motivi per cui, invece, andrebbe rafforzato li ho spiegati nei precedenti articoli e quindi mi fermo qui. Rilancio solo un dato numerico: l’Istat dice che in Italia i poveri sono 5,6 milioni e l’Inps che i percettori di RdC sono 3,7 milioni: la differenza balza all’occhio. Per quanto debba essere più mirato – per erogarlo a chi ne ha davvero più bisogno – il RdC deve anche essere prima riformato e poi ampliato, non abolito. La polemica politica sottolineava la famosa questione dei “furbetti”, ossia di chi percepisce ingiustamente il RdC. È vero: serve fare più controlli, eliminare i cosiddetti “falsi positivi”. Però – lo diciamo per completezza di ragionamento – bisognerebbe alla stessa stregua eliminare anche i falsi invalidi e i veri evasori fiscali. Su questi ultimi di solito c’è maggiore tolleranza sociale (che male c’è, in fondo?, si pensa). Agli effetti, leggendo interviste e ascoltando sotto l’ombrellone le parole degli italiani, sorgevano spontanee alcune domande: perché prendersela coi più poveri? Perché tutto questo astio con chi non vive di lussi? Quali sono in realtà i valori degli italiani, oggi?
Sui valori potrebbe venirci in aiuto un libro illuminante scritto un paio di anni fa dal sociologo Luca Ricolfi, da cui prendiamo uno spunto. Ricolfi afferma che viviamo in una società signorile di massa, perché – per dire – i consumi di lusso che per i nostri nonni non erano neppure immaginabili oggi sono invece disponibili. Si gode di beni e servizi che le generazioni precedenti si sognavano: viaggi navali e aerei, mete turistiche low cost; svaghi in splendide location o in innovativi luoghi del food; cura del benessere, fitness e palestre; abbigliamento e accessori di tutti i tipi; telefonia e intrattenimento con migliaia di possibilità; più tempo libero dal lavoro. Va tutto bene e tutto questo è l’esito dello sviluppo positivo della nostra società: meno male che è così! Ma c’è anche un rischio: che questo stile di vita ci renda molto meno sensibili verso le vite degli altri. Tra opulenza e indifferenza – ammonì Papa Francesco al Parlamento europeo – vi è un legame pericoloso. Per questo dobbiamo tenere sempre insieme lo sviluppo economico e le politiche sociali. Una adulta cultura per la vita favorirebbe un atteggiamento diverso anche verso provvedimenti tipo il RdC. Ma tutto questo dipende dai valori che viviamo: in cosa crediamo, oggi, veramente?