Quel riposo necessario
Creati a immagine e somiglianza di un Dio che alterna sapientemente lavoro e riposo, anche noi funzioniamo bene, cioè siamo veramente noi stessi, se viviamo così. Se mai ce ne dimenticassimo, la storia e la natura hanno elaborato potenti strategie per ricordarcelo: il calendario, le stagioni, le ferie, le vacanze. E noi, tutto sommato, un po’ per dovere e un po’ perché arriviamo a quegli appuntamenti con il cuore in gola, il cervello in pappa e le ossa rotte, con sollievo ne cogliamo l’occasione e proviamo a riposare “come Dio comanda”. Già… Ma “come” Dio comanda?
L’immagine suggestiva del Creatore che passeggia alla brezza della sera nel suo e nostro Paradiso dà un orientamento ai nostri passi estivi nelle città affollate dai turisti e abitate solo dai poveri, tra gli ombrelloni, in coda in autostrada, nei viottoli delle campagne o sui sentieri di montagna. È possibile muovere passi “da Dio”, perché l’ha fatto Gesù, uomo come noi, sulle strade polverose della Palestina, tra i campi di grano, le piantagioni di fichi, ulivi e sicomori, in riva al lago, sui monti, nel deserto, come nelle città brulicanti di gente povera e malata e su strade battute da prostitute e da briganti. Si può davvero riposare camminando, se il cuore è abitato dalla compassione, che esplode nell’amore e nella gratitudine. È la compassione che ha messo sulle labbra di Gesù quell’indimenticabile invito: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”, perché i suoi discepoli, come noi oggi, “non avevano neanche il tempo di mangiare” (Mc 6,31).
Sappiamo, però, che, subito dopo, Gesù, davanti alla folla affamata di salvezza, non ha esitato a cambiare programma e sono saltate le vacanze di tutti! Non abbiamo, tuttavia, notizia che Lui o qualcuno dei suoi sia morto di fame o di burn out, perché il dono di sé – oh quante volte l’abbiamo sperimentato! – è sempre sorgente di infinita grazia e di soprannaturale riposo. Il Dio della Genesi, lavoratore per sei giorni, il settimo si ferma a contemplare l’opera delle sue mani. I Vangeli amano sottolineare i momenti di solitudine e preghiera di Gesù. Anche noi sentiamo questo insopprimibile anelito al silenzio e all’intimità della preghiera; lo riconosciamo come riposo assoluto quando riusciamo a tuffarci nel cuore di Dio, dialogo d’amore tra le persone della Trinità, ed esclamiamo: “Questo è il mio riposo per sempre. Qui abiterò perché l’ho desiderato” (Sal 131,14). Questo è il riposo che Dio comanda e che ci fa bene: camminare, passeggiare o viaggiare come Gesù e, come Lui, sostare, per lasciar respirare il corpo, liberare la mente e offrire all’anima soggiorni da cinque stelle… in Paradiso.