Quei benedetti compiti a casa
"Che i compiti, quelli giusti, siano benedetti, perché momento di crescita di un ragazzo, della sua famiglia e della nostra società. Tempo impiegato per il futuro"
In realtà la questione è quella del tempo. L’unica grande ricchezza che ciascuno ha è il tempo. L’orologio corre, quello della giornata, del mese, dell’anno e della vita. Ecco perché il tempo è la vera ricchezza di ciascuno, a qualunque età. La questione dei compiti durante le vacanze si inserisce proprio qui, nel profondo. Quanto tempo dedicare? Che senso ha? Il valore dell’attività stabilisce la quantità di minuti e ore che si è disposti a investire. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha sottolineato l’opportunità di diminuire/togliere i compiti per favorire le famiglie, le attività insieme, la lettura… tempo da investire in qualcosa che, condivisibile, sia utile. Ma l’inghippo non è sull’utilità di queste attività familiari, piuttosto sulla latente comunicazione velata dell’inutilità e incompatibilità dell’altra realtà: i compiti delle vacanze. In una società che esalta la fisicità estetica e la prestanza atletica, che ha trasformato le palestre da luoghi dello stare bene a cattedrali dell’apparenza, nessuno si sognerebbe di diminuire gli esercizi fisici; si apprezzano il sacrificio e la costanza di chi impiega tempo per la cura dell’aspetto, tempo dedicato a scolpire il proprio corpo: durante le vacanze si aumentano ore e minuti, esercizi e sudore. Siccome l’obiettivo è di valore, anche il tempo dedicato è percepito come tempo utile. Quindi, mutatis mutandis, in discussione, in realtà, non sono i compiti ma ciò che essi dovrebbero promettere, come gli esercizi in palestra, e la realtà a cui rimandano: la scuola. In discussione c’è quest’ultima e il suo valore; in discussione è la percezione del contributo al divenire adulti di un bambino, di un ragazzo e di un giovane.
Il tempo nei compiti è tempo di crescita intellettuale, è formazione di responsabilità, è tempo per la famiglia (non perché i compiti li fanno i genitori) perché attorno allo stesso tavolo i figli possono lavorare e i genitori leggere un libro, condividere, affiancando e non sostituendo, la fatica di crescere. È tempo per mostrare la responsabilità di papà e mamma nei confronti della crescita, per che quel tempo non è sprecato, così come non lo è quello sulla neve, insieme in bici, o al cinema… Chiaro che l’equilibrio nei docenti nel valutare i carichi è chiave importante: deve restare il tempo per fare altro. La scuola e i compiti sono gli strumenti per una formazione umana, per capire che vivere non è solo divertimento. Questo forse è il vero grosso problema di una società che, per certi versi, vorrebbe trasformare tutto nel paese dei balocchi. Per fortuna, non è così. Che i compiti, quelli giusti, siano benedetti, perché momento di crescita di un ragazzo, della sua famiglia e della nostra società. Tempo impiegato per il futuro.