Costruzioni antisismiche: quanto investire?
Il 6 febbraio un terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito la Turchia centro-meridionale e la Siria settentrionale. Quando l’energia che si è accumulata nel sistema di faglie dell’Anatolia orientale, si è liberata improvvisamente, essa si è propagata nei terreni mediante onde che hanno colpito vaste aree circostanti, per la quantità di energia liberata e in funzione della profondità dell’ipocentro.
Il terremoto è stato fortissimo, sprigionando un’energia qualche centinaio di volte superiore ai terremoti più frequenti nel nostro paese: il terremoto più forte della storia recente in Italia è stato quello calabro-messinese del 1908, con una magnitudo di 7,2. Il numero di vittime e il livello di danno dipendono da molti fattori: su tutti però sono la tipologia e la qualità delle costruzioni e delle infrastrutture a fare la grande differenza. In Italia la normativa antisismica è legata alla suddivisione in classi di sismicità del paese, a loro volta basate sulla conoscenza della geologia e della dinamica delle zone sismogenetiche e sulla storia dei terremoti precedenti. Tale classificazione ha avuto un grande impulso dopo i due eventi catastrofici del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980). Tuttavia, solo nel 1984 una prima parte di comuni della provincia di Brescia venne classificata in zona sismica di seconda categoria (media sismicità).
Considerando però che il 50% degli edifici esistenti in Italia risale a prima del 1975, comprendiamo come la vera sfida sia non solo l’applicazione rigorosa della normativa alle nuove costruzioni, ma anche la riabilitazione strutturale degli edifici costruiti prima, inclusi quelli storici. Resta il nodo delle risorse. In tempi recenti gli incentivi per le ristrutturazioni a fini antisismici e di risparmio energetico hanno costituito un incentivo importante, ma non sufficiente per gli interventi complessi in edifici multiproprietà e per il patrimonio edilizio storico. Nel 1978, il prof. Giuseppe Grandori scriveva all’allora Presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici fornendo una previsione terribile: la mortalità attesa con costruzioni moderne (persino escludendo le abitazioni storiche), ma non costruite secondo le norme antisismiche è dieci volte superiore a quella che si verificherebbe nel caso in cui tutte le costruzioni fossero costruite con norme antisismiche. Il professore invocava un dibattito franco e aperto sull’allocazione delle risorse pubbliche per la sicurezza dei cittadini. Un richiamo attuale: la politica deve decidere quanto e dove investire, sapendo che in caso di risorse limitate, la (difficile) decisione deve tener conto della spesa più efficiente, ovvero quella che determina l’effetto più significativo per unità di costo.