La nostra Fiera: quale mercato?
Mi sono interrogata molto negli anni su quali fossero i motivi che ogni 15 febbraio mi hanno spinta a recarmi, immancabilmente, da bimba ed ora, genitore e professionista, alla fiera per i patroni della nostra città. Ed ora ho capito il perché, in un percorso di vita che ha avuto sul tema una sola costante nel tempo: la bellezza ed il valore di questa ricorrenza, festa del popolo, simbolo di vita civile di una città operosa e dedita al lavoro attraverso l’attività delle sue imprese.
Ma che succede ogni 15 febbraio? Succede che l’economia ed il mercato assumono vita pulsante, frizzante, fresca, immediata, vera, mettendo in scena, in un teatro a cielo aperto, azioni di mercato pure: venditori, acquirenti, merci, scambi monetari, prezzi, concorrenza, libertà di scelta, contratti di vendita, godimento di beni, incassi, profitti, tasse da pagare, negoziazione di volumi. E sino a qui, nulla di diverso rispetto a quanto ogni impresa vive ogni giorno. Ma cosa c’è di più e di diverso nella nostra fiera? C’è un mondo intangibile, invisibile, sotterraneo di emozioni e beni che, improvvisamente, escono alla ribalta. Ci sono comparse rimaste silenziose che danno tono vibrante alla scena. C’è l’anima della nostra città, ci sono le persone, c’è il cuore pulsante della nostra Brescia, c’è la voglia di partecipare ad una festa, di investire denaro per pelapatate o lavapavimenti che altrove probabilmente non compreremmo, ci sono tradizione, affetto, attesa, trepidazione. C’è creatività, colore, intraprendenza imprenditoriale, biodiversità, grida, parole, suoni. C’è tantissima fiducia, nel valore della festa e nella centrifuga per agrumi. C’è gioia nel fare mercato e fiera, c’è felicità nel godere di scambi produttivi di mercato, c’è soddisfazione nell’addentare un panino alla porchetta. Ci sono beni relazionali che prendono forma senza nemmeno rendersene conto, c’è cittadinanza attiva con migliaia di persone che accorrono alla fiera, c’è un benessere collettivo che si alimenta e fiorisce solo per il fatto di esser parti di questo evento. C’è bellezza, anche nel godere dei profumi di questa festa, e c’è rispetto del lavoro di tutti. C’è la cura dei nostri spazi e dell’ambiente, accuratamente ripuliti il giorno dopo, come nulla fosse accaduto. C’è innovazione e rigenerazione, perché ogni anno si attende una festa che si conferma nuova in qualche aspetto, ma antica ed ancorata nella tradizione ai nostri ricordi, e che ogni anno crea un mercato diverso ma uguale nel significato civile che porta con sè. E Voi, che idea di mercato ed economia vi fate pensando alla nostra fiera?