Qual è il corpo morto?
I selfie che alcuni fan (non si capisce se del defunto o della vedova) hanno voluto scattare con Maria De Filippi nella camera ardente che ospitava la salma del marito Maurizio Costanzo hanno suscitato un dibattito acceso e immediato, alimentato dalla visibilità mediatica. Con onestà, non sempre per lo scandalo del non rispetto nei confronti di un momento di lutto, visto che l’indignazione, in alcuni messaggi, sembra avere il sapore di una reazione di invidia.
Scandalizzarsi (o far finta di farlo) di questo gesto di spettacolarizzazione in un mondo fondato sulla spettacolarizzazione è come protestare che due più due faccia quattro. Pensavo di aver visto tutto durante il periodo di emergenza Covid sul dolore provocato dall’assenza dei corpi dei nostri morti intorno a cui non ci si poteva stringere per consolarsi. Prendo atto che c’è un altro livello, forse ancora più angosciante: dover piangere sui corpi dei viventi che vanno a trovare un morto e, più che stringere una mano e offrire un abbraccio (cose che il corpo dovrebbe fare in quel momento), cercano ossessivamente di scattare un’immagine per sè. Qual è, quindi, il corpo morto? Ci vorrebbe proprio Costanzo (o chi per lui) che alzi il sipario e ci faccia riflettere, sorridendo ma non troppo.