Pubblica insicurezza
Un coacervo di misure per mostrare il pugno di ferro del governo nei confronti dei più deboli e marginali, pensato soprattutto per compiacere le pulsioni del proprio elettorato. Che è destinato a produrre poca sicurezza, mentre rischia di esacerbare ulteriormente il conflitto sociale e il dissenso popolare. È il “pacchetto sicurezza” approvato la scorsa settimana nel Consiglio dei Ministri. Tre disegni di legge che introducono due nuovi reati (“rivolta in carcere o nei centri per migranti” con nuove pene anche per chi istiga la rivolta all’esterno delle strutture e “reato di blocco stradale”). Il pacchetto crea l’illusione di produrre maggior sicurezza con la solita tecnica: l’inasprimento delle pene. Come ha commentato su “La Repubblica” Luigi Manconi, in realtà, più che un pacchetto sicurezza “le nuove norme ricalcano e trascrivono in forma di articolo di codice tutte le tematiche prevalenti (talvolta fino al parossismo) nei programmi radio-televisivi ispirati e gestiti dalla destra di governo”. Tra queste la norma che autorizzerà gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio. Si permetterà così a 300mila agenti di girare sempre armati con un’arma propria. Il ministro Piantedosi ha spiegato la norma dicendo che l’arma di ordinanza è difficilmente occultabile e che il provvedimento servirà a “impedire la commissione di un reato”. E qui sta il punto.
Oggi possono girare armati con un’arma propria senza l’obbligo di licenza solo prefetti, questori, magistrati e ufficiali di pubblica sicurezza. Ma lo scopo è la propria difesa personale, norma comprensibile visto che si tratta di persone che svolgono per lo Stato una professione che li espone a forti rischi. Il provvedimento del governo è invece finalizzato alla “pubblica sicurezza”: compito per il quale spetterebbe allo Stato fornire le armi e un addestramento adeguato che invece viene dato per scontato. Ma soprattutto il decreto non prevede controlli medici per poter acquistare un’arma da parte degli agenti. Non vi è cioè l’obbligo né di presentare un certificato anamnestico (sempre richiesto per tutti i porto d’arma) e nemmeno misure di controllo di tipo psicologico e clinico tossicologico. Oggi le forze dell’ordine non sono sottoposte a controlli periodici per accertare il loro stato di salute mentale e nemmeno ad esami di tipo tossicologico che sono invece richiesti annualmente a tutti i conducenti di mezzi pubblici. Ma poter girare sempre armati con un’arma propria – senza l’obbligo di ottenere una licenza – è un’annosa richiesta dei sindacati di polizia della destra. Che il governo non vedeva l’ora di accontentare.