di LUCIANO ZANARDINI
08 giu 2015 00:00
Profughi: basta slogan
Maroni sa benissimo che non può fare quello che promette, ma a lui non importa
Primo punto. Lo slogan principale è "Va bene la solidarietà, ma non possiamo accoglierli tutti”. Già in passato abbiamo spiegato che i numeri non sono certo da invasione. A Brescia arriveremo a quota 800/900, il che vuole dire 5 persone accolte in ognuno dei 206 Comuni della provincia. La Lombardia e il Veneto sono Regioni che oggi accolgono meno richiedenti asilo rispetto al resto d’Italia: Lombardia, Veneto e Liguria ospitano rispettivamente il 9, 4 e 2% del totale nazionale.
Secondo punto. La questione profughi non si risolve a Roma, ma chiama in causa un approccio diverso da parte dell’Europa al mondo africano. Non possiamo non vedere che ci sono migliaia di persone pronte a scappare perché oppresse da situazioni politiche e religiose, dalle guerre e dalle carestie. La prima obiezione firmata Salvini, Maroni e compagnia è che non sono tutti profughi. In queste settimane è tornata prepotentemente in auge la parola “clandestino” che era sparita dal vocabolario italiota. Forse il termine profughi scatena una maggiore solidarietà, mentre la parola "clandestini" rianima paure mai sopite. Sì, è vero, probabilmente, non sono tutti profughi, ma sono persone che arrivano attraverso viaggi disumani. Che facciamo? La comunità internazionale impone e richiede l’accoglienza, poi spetta al Paese dove approdano stabilire la reale condizione, cioè verificare se il richiedente asilo ha diritto a una protezione o no… I richiedenti asilo sono tutelati dalla Costituzione (art.10) e dall’Onu. Se poi come Italia non siamo in grado di agevolare l’iter di valutazione, questo è un problema organizzativo nostro e non certo della comunità internazionale.
Terzo punto. La confusione tra immigrati e richiedenti asilo è sicuramente nella testa delle persone, ma soprattutto dei politici come Zaia, che ha affermato: “Noi non possiamo accogliere i profughi, perché il Veneto accoglie già 514mila immigrati regolari”. Bene, che cosa vuol dire? Se sono immigrati regolari, qual è il problema? “E di questi – continua Zaia – 42mila sono disoccupati…”. E quindi? La percentuale è ancora più bassa del trend nazionale, ma è quantomeno assurdo che si citino gli immigrati solo quando “rappresentano un problema”. Non si racconta ai propri elettori che gli stranieri contribuiscono al Pil nazionale e al sistema pensionistico. Non si racconta che quando parliamo di stranieri in Italia, i migranti non provengono dai Paesi più poveri del pianeta, se non in minima parte; i primi Paesi di origine sono: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina. Arrivavano qui perché c’era lavoro. Oggi arrivano per poi spostarsi in altre nazioni dove il lavoro c’è ancora. La migrazione è un fenomeno globale che non si può fermare, perché le persone hanno tutto il diritto di poter aspirare a un futuro diverso. I migranti economici rimangono se trovano un'occupazione (in imprese e famiglie), i familiari ricongiunti sono tutelati da convenzioni internazionali e corti di giustizia (ma anche per l’integrazione sono un vantaggio).
Quarto punto. L’ex sindaco di Adro, Oscar Lancini, sostiene che sia giusto togliere i trasferimenti regionali ai Comuni che accolgono, perché “sono ricchi”. I Comuni anticipano dei soldi, che poi arrivano attraverso i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, non sono i soldi dei cittadini italiani come da mesi va dicendo Matteo Salvini.
Quinto punto. La soluzione, anche nell’emergenza, è di favorire la micro-accoglienza per permettere a queste persone di inserirsi in un territorio, di partecipare alla vita della comunità anche attraverso dei servizi di volontariato.
LUCIANO ZANARDINI
08 giu 2015 00:00