Proclami senza senso
L’ipotesi di staccare l’Alta Valcamonica, o anche la Media e poi il resto e ancora altre terre della Valvestino, della Valsabbia e dell’Alto Garda dalla Lombardia per aggregarle al Trentino, sembra una strimpellata
Oggi basta essere titolare di un qualsiasi scranno per sentirsi autorizzati a dire, magari col pretesto di “provocare”, che per cercare “quel mazzolin di fiori” assai più fiorito di quello posseduto “non qui ma là noi vogliamo andare”. È anche vero che le opinioni, pure le più strane e strambe, sono ammesse. Però, insomma, prima di esprimerle pubblicamente, sarebbe il caso di pensarle e ripensarle, magari anche di pesarle con la bilancia del buon senso, che se è vero e onesto aiuta a non cadere nella cialtroneria elettoral-populistica. La quale, complice l’estate che senza fine imperversa e complica non poco abitudini e pensieri, ha permesso agli amici della Valcamonica alta – non tutti, solo alcuni – di buttare nella mischia la più ovvia delle idee, quella che sostiene l’immediata fattibilità di un trasloco verso il Trentino. Credetelo, non sto farneticando. A me l’ipotesi di staccare l’Alta Valcamonica, o anche la Media e poi il resto e ancora altre terre della Valvestino, della Valsabbia e dell’Alto Garda dalla Lombardia per aggregarle al Trentino, sembra una strimpellata: buona se inscenata con l’intento di rallegrare la piazza, scarsa se appesantita dalla pretesa di farla assomigliare a una sinfonia.
“Essere Italia – sosteneva un vecchio popolare come Alcide De Gasperi – non è questione di dialetti o di cartelli, ma di un sentire che accomuna, che rende uniti, che affratella e spinge chiunque abbia fortuna di abitarla a essere fiero di dirsi italiano”. In questa prospettiva lo spostamento di territori è questione talmente labile da lasciarmi indifferente. Se fossi un politico con qualche titolo da esibire nel consesso dei parlamenti, parlamentini o aule consiliari, mi preoccuperei di fare in modo che nessuna realtà locale sia discriminata o messa nella condizione di guardare all’orto del vicino senza invidia ma solo con la voglia di condividere al meglio ciò che gratuitamente è offerto a ciascuno. Se tutto questo ha senso, allora, per favore, smettiamola di proclamare ineluttabili distacchi e improbabili approdi per occuparci di quel che siamo e di dove siamo. In Alta Valcamonica, tre Comuni - Ponte di Legno, Temù e Vione – cercano la via migliore per unirsi. Lodevole ricerca! Ma perché limitare l’unione a tre e non invece allargarla ai sei comuni che compongono questa fetta meravigliosa di territorio montano e che la “ragione” – oggi un indirizzo, domani una legge – indica come “unità essenziale” a qualsiasi ipotesi di sviluppo?