Prima di ogni cosa, viene la vita umana
Quando sarà finita l'emergenza dovremo ripartire. E saremo certamente coraggiosi e capaci. Lo faremo però solo se, attraversata questa emergenza, resteremo vivi. Già, perchè oggi la cosa che più conta è vivere, o meglio è restare vivi
“Buongiorno. Mi chiamo Mario. Sono un operaio della Valle Sabbia. Sono un papà. Vorrei che il Vescovo invitasse tutti a chiudere le fabbriche. Abbiamo le protezioni, – la voce s’incrina e un groppo preme in gola – ma bisogna farlo subito. Abbiamo i bambini a casa. Dica al Vescovo di dirlo in televisione. Ho fede, la Chiesa ci può aiutare. Chiudano per 15 giorni, faremo a meno di fare le ferie in agosto, ma qui c’è in gioco la vita!”.
Già, c’è in gioco la vita, e la vita umana viene prima di ogni cosa. Il trend di crescita del contagio da Covid-19 che si registra anche a Brescia è tale che in quasi tutti i Comuni bresciani si possono ormai contare casi di contagio, in molti uno o più decessi. Abbiamo già pianto troppi morti. Questa è la realtà. Non è più un racconto della televisione o dei giornali, è l’esperienza che più o meno ciascuno di noi ha visto di prima mano, può raccontare per aver parlato con una persona informata direttamente o anche solo aver sentito in una nota vocale, magari raccolta e poi condivisa su whatsapp, come quella di una dottoressa specializzanda di rianimazione a Brescia che dà conto dello stato d’animo di tanto personale sanitario impegnato nell’emergenza. “Noi medici, forse un po’ incosciamente, – dice la dottoressa – stiamo rischiando la vita. Voi – e la sua voce tradisce l’emozione – non dovete rischiare la vita. Voi potete aiutarci stando a casa. Aspettate a casa e tutto questo finirà. Dobbiamo essere più forti di quanto non sia il virus!”. C’è in gioco la vita, e Brescia l’ha capito. Si è messa in campo come sa fare nell’ora della prova. La dedizione dei medici e degli operatori sanitari, la capacità di fare sistema, la generosità di cittadini e istituzioni che stanno rispondendo in massa all’appello #aiutiaAMObrescia al fine di raccogliere fondi in favore dei presidi ospedalieri. C’è in gioco la vita e questi sono segni di speranza. La vita umana, vale e viene prima di ogni cosa. Anche prima dei risultati economici spesso vengono scambiati come il termometro fondamentale della salute e del benessere di una società.
Anche a Brescia, quando tireremo la somma di queste settimane di passione, i bilanci delle aziende non torneranno. Il comparto commerciale, turistico, industriale è certamente in sofferenza. Quando sarà finita dovremo ripartire. E saremo certamente coraggiosi e capaci. Lo faremo però solo se, attraversata questa emergenza, resteremo vivi. Già, perchè oggi la cosa che più conta è vivere, o meglio è restare vivi. Allora potremo raccontare alle future generazioni come nel 2020 questa pagina ci ha stravolto in pochi giorni l’esistenza. Lo faremo, forse, come i nostri nonni ci hanno raccontato i momenti terribili della guerra. Allora potremo raccontare che il virus ci ha privato del contatto fisico con le persone, anche le più care, ma che forse questo ci è servito a comprenderne il valore e ha reso i nostri legami ancora più forti. Allora, da cristiani, racconteremo di come, nel tempo santo della Quaresima, ci è stato chiesto di rinunciare a vivere insieme l’Eucaristia, ma diremo anche come la comunione ecclesiale abbia trovato vie inedite di fantasia pastorale soprattutto attraverso quelle nuove tecnologie che, come chiesa, abbiamo sempre guardato con sospetto. Diremo anche che “ci ha tenuto in piedi” il fiume carsico della preghiera di tanti, della visita silenziosa alle nostre chiese deserte, ma mai vuote perchè piene della presenza di Dio. Di come, in questi giorni stando a casa, ci siamo presi cura della vita degli uni verso gli altri.