Prendere posizione, ma come?
Considero il prendere posizione una competenza importante da acquisire, che ci permette di provare a identificare ciò che è giusto e perseguirlo, uscendo dall’individualismo e dall’egoismo. Prendere una posizione presuppone la capacità di pensare e di riflettere, di elaborare un pensiero, di saperlo esprimere e manifestare. È, dunque, un atto di libertà e responsabilità. Il prendere posizione si contrappone sia all’indifferenza sia alla rassegnazione. Quindi, nel primo caso, non mi interessa prendere posizione perché ciò che accade non mi riguarda, non mi tocca; nel secondo caso, non prendo posizione perché sono convinto che non cambierà mai nulla e, quindi, non vale la pena sprecare tempo ed energia. L’indifferenza e la rassegnazione ci rendono passivi di fronte a ciò che accade attorno a noi, non ci si indigna più, perché tutto ci appare lontano. Mi rendo però conto che oggi esiste anche un’altra faccia del prendere posizione: lo si fa senza approfondire le questioni, senza ricercare di cogliere la complessità delle situazioni. Siamo sommersi da una grande quantità di informazioni facilmente accessibili e spesso il rischio è di fermarsi solo alla superficie di queste notizie, prendendo subito posizione. L’esito di questo modo di procedere è che le opinioni si trasformano in battaglie e non vi è più spazio per stabilire un dialogo costruttivo.
Si crea quasi una sorta di circolo vizioso in cui si vede solo ciò che conferma le nostre idee e ci si chiude nelle proprie posizioni. Si diffondono valutazioni semplicistiche e i punti di vista discordi sono motivo di conflitto. Quale strada, dunque, possiamo provare a perseguire per vivere con responsabilità nella nostra comunità, territorio e in questo mondo? Per sentirci coinvolti, per essere parte delle cose che accadono e non spettatori passivi? Una via può essere l’approfondimento per comprendere ciò di cui si sta parlando e cercare una comprensione ragionevole dei fatti e delle notizie, coltivando un atteggiamento di apertura mentale. L’altra via può essere la mitezza, prendere posizione non vuol dire per forza urlare, essere aggressivi. Il mite è colui che ricerca il dialogo e il confronto, è colui che non si arrende di fronte alle ingiustizie e alla prevaricazione, che persegue una posizione con fermezza e audacia senza ricorrere alla prepotenza. Entrambe le vie implicano fatiche e richiedono di trovare spazi di pensiero e di riflessione uscendo da automatismi dettati spesso dalla fretta. Impariamo, dunque, a prendere posizione dopo un serio approfondimento sulle questioni e con uno stile mite.
@Foto Siciliani-Gennari/SIR