Prandini, il leone di Castelletto
L’albero della storia ha perso un’altra foglia: Gianni Prandini, forse il più tenace rappresentante della vecchia Democrazia Cristiana bresciana e nazionale
L’albero della storia ha perso un’altra foglia: Gianni Prandini, forse il più tenace rappresentante della vecchia Democrazia Cristiana bresciana e nazionale, dopo aver sofferto a lungo, senza però mai rinunciare alla speranza di poter vedere giorni nuovi e degni d’essere vissuti, si è spento serenamente domenica scorsa chiedendo di essere circondato dalla preghiera di suffragio e sperando di essere perdonato per il disturbo arrecato. Il “leone di Castelletto di Leno” (così lo chiamavano gli amici democristiani), che gli anni e le esperienze avevano aiutato a smussare gli angoli e ad addolcire i modi, è uscito di scena in punta di piedi portando con sé gioie e dolori, brandelli di cronaca che con pari intensità lo elogiavano o lo criticavano, ricordi di una stagione politica lunga e tormentata, certezza di amicizie sincere e di inimicizie mai sottaciute. Nato a Castelletto di Leno, in una famiglia in cui i giorni erano segnati dal lavoro e dal rincorrersi delle stagioni, Gianni misurò il poco e il gramo che allora la campagna metteva a disposizione: anche e soprattutto gli affetti e le premure che solo la Bassa popolata da contadini devoti e fedeli sapeva e poteva offrire. Poi, dopo gli studi dell’obbligo, di fronte ai “popolari” che chiedevano rappresentanza e ascolto, prese consistenza l’idea di “mettersi a fare politica”, che per lui e per molti significava diventare “galoppini” alla ricerca di consensi da assicurare, chi ai comunisti delle leghe e degli scioperi e chi ai democristiani dello scudo crociato, cristiani in politica a cui le lezioni di Alcide De Gasperi e dei padri fondatori servivano da banco di prova per incominciare a cambiare l’Italia e il mondo. Prandini unì la passione per la politica agli studi (liceo a Leno, poi l’Università Cattolica per la laurea in Economia), entrò nelle file della Democrazia Cristiana, ottenne un posto nel Consiglio comunale di Leno, la nomina a Sindaco e poi, via via, i consensi necessari per diventare, seppur giovanissimo, segretario provinciale del partito che in molti Comuni vantava maggioranze assolute.
Nel 1972, a soli trentadue anni, dopo una campagna elettorale condotta in netta contrapposizione ai comunisti, l’uomo della Bassa ottenne un posto al Parlamento. Vi rimarrà per ventidue anni consecutivi, sommando tre mandati alla Camera e due al Senato, facendo quattro volte il Ministro (due volte della Marina mercantile e altre due dei Lavori pubblici) e abbandonando la scena solo dopo che l’onda di “mani pulite” aveva incominciato a travolgere tutto e tutti. Seguirono, ma non solo per lui, anni di solitudine e amarezze in cui, giorno dopo giorno, andavano dissolvendosi le certezze accumulate e veniva meno l’idea di un partito in grado di rappresentare i cristiani in politica. Gianni Prandini, accusato e messo sotto inchiesta da quelli che allora erano considerati i “pm” rampanti e moralizzatori, subì il doloroso corso degli eventi senza mai arrendersi: inchieste e processi non l’hanno mai fiaccato e ogni volta, con forza e coraggio, lui ha chiesto alla Corte d’essere giudicato e mai archiviato per decadenza dei termini o per qualche altro cavillo. Da ogni processo è uscito assolto, “di ogni processo – confidò un giorno agli amici – conservo memoria; perché solo la memoria di ciò che è stato mi aiuta a guardare alla Giustizia con qualche ragionevole certezza”. Dopo avere incassato le assoluzioni richieste e vantate, Prandini è rimasto in politica per testimoniare il tanto di buono ricevuto e dato, ma non per pretendere riabilitazioni o scuse improvvisate. “Ho portato la mia croce – ha scritto –, adesso cerco pace e amici con cui condividere gli anni e la speranza di giorni migliori”. “Ciao, Gianni, riposa nella pace”: è stato il saluto con cui gli amici e i compagni di viaggio si sono accomiatati. Poi, nella chiesa e nel camposanto affollati, s’è posata la preghiera di suffragio, l’unica in grado di lenire l’umano dolore.