Potete ridarci la Messa?
Stiamo cercando di essere obbedienti, ma facciamo fatica. Notiamo anche noi alcune incongruenze tra le indicazioni che le autorità ci offrono in questi giorni per fronteggiare l’emergenza del contagio da Coronavirus
Stiamo cercando di essere obbedienti, ma facciamo fatica. Notiamo anche noi alcune incongruenze tra le indicazioni che le autorità ci offrono in questi giorni per fronteggiare l’emergenza del contagio da Coronavirus. Gli esempi sarebbero molti e alcune scelte, indubbiamente pragmatiche e cautelative, non sempre sono convincenti. Anche come comunità cristiane ci siamo adeguati. La Quaresima è cominciata senza celebrazioni eucaristiche, senza vie Crucis, preghiere comunitarie e incontri di catechesi. È necessario in questa fase collaborare con le istituzioni e lo stiamo facendo. Il principio di evitare assembramenti è sacrosanto, ma a qualche giorno dall’entrata in vigore dell’ordinanza regionale, che scade domenica 1° marzo, ci chiediamo se sarà possibile allineare meglio qualche indicazione. L’approfondimento delle casistiche particolari e le indicazioni conseguenti ci aiutano e devono farlo nella linea di restituire, soprattutto se l’emergenza continuerà senza catastrofi, un minimo di normalità alla vita delle persone. In questi giorni abbiamo infatti assistito a un effetto desertificazione della vita sociale. Anche i luoghi autorizzati come stazioni, mezzi pubblici e uffici, seppur aperti, sono apparsi inesorabilmente vuoti.
La gente ha fatto la sua scelta: ha riempito solo il frigorifero ed è rimasta a casa. Questa settimana è andata, ma la prossima cosa accadrà? E quella dopo? Se Brescia resterà zona gialla, sarà possibile adottare qualche accorgimento per un “più normale” evolversi della vita quotidiana? Spero di sì. In specifico andrebbe fatto per qualche servizio non “essenziale”. Faccio un esempio molto nostro. Forse non per tutti, ma per i cristiani la partecipazione all’Eucarestia è “essenziale” perché in essa c’è in gioco un bene spirituale e un nutrimento interiore vitale per la vita credente. Che il numero dei bresciani la domenica nelle Chiese, o in occasione di un funerale, sia tale da giustificare una restrizione potrebbe essere ad oggi evidente, ma perchè non riconsiderare, per i prossimi giorni, il tema delle Messe feriali?
Di cosa stiamo parlando? Di un numero comunque limitato di persone che vanno ogni giorno, per circa mezz’ora, in Chiese enormi, che stanno nei banchi spesso a buona distanza le une dalle altre. Di certo, se invitate, non si scambierebbero la pace e farebbero la comunione sulla mano secondo le indicazioni. Siamo sicuri che questa casistica particolare sia assimilabile a un pericoloso assembramento? Restituire loro almeno la Messa feriale avrebbe per le nostre comunità un valore spirituale, simbolico e anche sociale immenso in questo momento. Se in genere è comprensibile che un’ordinanza ragioni semplificando e vietando tutte le manifestazioni, cosa potrebbe suggerire il buon senso in questo caso specifico? La Messa non è un’attività, una semplice riunione. Per molti è il simbolo di un’identità, di una storia, di un cammino comune. Per tanti bresciani. Anche di quelli che, comunque liberamente, decidono di non parteciparvi (fosse anche solo per evitare il contagio da coronavirus).