Potere sul tavolo
Intervenendo sabato scorso ad un convegno sulla città che verrà, organizzato nell’ambito delle iniziative per Bergamo Brescia Capitale della cultura italiana 2023, il sindaco Emilio Del Bono ha affermato che nel ruolo dell’amministratore comunale c’è una funzione tanto rilevante quanto poco riconosciuta, quella della pedagogia civile.
Un concetto spiegato (bene) in un libro di Giovanna Farinelli. Diritti e doveri di ognuno di noi – scrive – hanno un significato soltanto nella convivenza civile e democratica, sono strumenti di vita democratica, che è autentica relazione educativa, dove autonomia e autodeterminazione coincidono se implicano autorità, libertà e responsabilità, dove l’aspetto etico, civile e politico, sono in stretta correlazione. Il riferimento di Del Bono era all’importanza del trasferimento di consapevolezza della cultura democratica, emergenza del nostro presente e del nostro futuro. Una responsabilità urgentemente da condividere. Troppo a lungo – e per mettere tutti tranquilli chiarisco che lo penso a partire dalla realtà associativa che sono chiamato a guidare – quella responsabilità l’abbiamo delegata a generici addetti ai lavori. La democrazia è fatica, pazienza, dialogo, confronto, dialettica, scontro, compromesso.
È una conquista sempre da riconquistare, alimentata dalle relazioni e dalla necessità di prendersi cura gli uni degli altri. In una parola, partecipazione. Che va alimentata con la fiducia e il coinvolgimento. Per dirla con le parole di un altro relatore del convegno che citavo in apertura: i cittadini escono di casa, sono interessati, se c’è potere sul tavolo e se su quel potere possono dire la loro con la certezza di essere ascoltati per le ragioni che sono in grado di argomentare. La partecipazione non mira a togliere la responsabilità di decidere, offre un contributo, è una garanzia contro l’autoreferenzialità, l’isolamento elitario dei decisori. Concetti perfettamente trasferibili nelle dinamiche delle relazioni d’impresa. La Cisl sta per avviare una campagna nazionale per una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori negli organi societari che compongono la governance di impresa, una vera innovazione per il rilancio economico del paese e per il mantenimento della coesione sociale. Sicuramente troppo poco per le molte cattedre che senza sapere bene di cosa parlano si sentono in dovere di spiegare al sindacato cosa dovrebbe fare; moltissimo per chi vuole fare della partecipazione il denominatore comune di una nuova stagione, sociale e politica.