Perdura il clima da campagna elettorale
Finiti i ballottaggi di domenica prossima (in ballo c’è ancora l’elezione dei sindaci di 14 capoluoghi di provincia) si chiude la lunga serie di appuntamenti con le urne di questa prima metà dell’anno. C’è da sperare che progressivamente si stemperi anche il clima da campagna elettorale che continua a incidere pesantemente sulla politica italiana
Finiti i ballottaggi di domenica prossima (in ballo c’è ancora l’elezione dei sindaci di 14 capoluoghi di provincia) si chiude la lunga serie di appuntamenti con le urne di questa prima metà dell’anno. C’è da sperare che progressivamente si stemperi anche il clima da campagna elettorale che continua a incidere pesantemente sulla politica italiana. Anche perché sono emersi finalmente sulla scena i temi economici – con tutte le loro implicazioni sociali – e non sarà facile far credere ancora a lungo che la causa di tutti i problemi del Paese sia l’arrivo degli immigrati sulle coste italiane.
Finora, almeno stando ai sondaggi, l’operazione purtroppo sembra riuscita. Ma quando si entrerà nel merito di lavoro, tasse e pensioni bisognerà prima o poi lasciare da parte gli slogan. Qualche assaggio si è avuto con le risoluzioni parlamentari sul Documento di economia e finanza, ma prima della nota di aggiornamento prevista a settembre sarà difficile avere numeri un po’ più precisi.
Intanto ha fatto il suo esordio internazionale il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, tra riunione dell’Eurogruppo e vertice Ecofin. Tria si era già segnalato per un’intervista di grande equilibrio che, nei momenti più turbolenti per borsa e spread, era riuscita a calmare i mercati finanziari. Lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, proprio sulla ribalta internazionale sta faticosamente ma concretamente costruendo una propria apprezzabile fisionomia. Partendo da zero non si tratta di un’impresa agevole ma è interesse del Paese avere un premier che svolga sempre più effettivamente il proprio ruolo. Tanto più che l’iperattivismo di Matteo Salvini non accenna a placarsi e il vicepremier e ministro dell’Interno (ma con un’agenda di incontri esteri fittissima) continua a comportarsi come una sorta di premier alternativo e a caratterizzare l’immagine pubblica dell’esecutivo.
Il Movimento 5 Stelle fino a questo momento non è stato in grado di arginare la debordante presenza politica di Salvini e, per giunta, ora si trova a fare i conti con gli effetti, diretti e indiretti, dell’inchiesta della magistratura romana sul nuovo stadio. Inchiesta che dal punto di vista giudiziario farà il suo corso, ma che a prescindere dai risvolti penali, tutti ovviamente da accertare, ha messo a nudo un sistema di relazioni e di leadership informali che ha creato scompiglio nella stessa area dei cinquestelle.
C’è un grande bisogno di chiarezza e di rispetto dei ruoli, a tutti i livelli, cominciando proprio dal governo guidato dal premier Giuseppe Conte. Che sarà pure l’esecutivo più politico – nel senso di espressione dei partiti – degli ultimi anni, ma non può sottrarsi al profilo istituzionale che gli compete in quanto governo. Governo di tutti gli italiani, non solo di coloro che hanno votato i partiti che lo sostengono in Parlamento.