Percorri la pace
Percorri la Pace... sì, perché la pace, prima che un traguardo, è un cammino, per di più in salita, come diceva don Tonino Bello “la pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale ‘vita pacifica’”. Parole strane per cittadini ormai proni alla guerra e ai suoi strumenti, per un’Italia e un’Europa in piena corsa riarmo, per una economia che vede nell’industria militare un traino per il futuro, per i desideri di vendetta nutriti da tanta violenza, dolore, ingiustizia e indifferenza. Parole pericolose ma rivoluzionarie e opportune per cristiani che hanno dimenticato o messo in secondo piano il “tu non uccidere”, “tu rispondi al male con il bene”, “tu perdona e ama il tuo nemico”.
Percorri la Pace è un’esperienza che nasce nel 2011 e vede le sue sorgenti ad Assisi, per poi toccare Ginevra (Unhcr e Cern), Sarajevo (a 20 anni dalla guerra nei Balcani), Monaco di Baviera (i giovani della Rosa Bianca e il lager di Dachau), Santa Maria di Leuca (sulle strade di don Tonino Bello), Strasburgo (Parlamento Europeo e Consiglio d’Europa), Firenze (Dossetti, don Milani e La Pira), Roma (Papa Francesco e Comunità di Sant’Egidio), Vienna (Onu e Mauthausen), Bergamo-Brescia (in ricordo del Covid), Piemonte (Torino, Val di Susa e Sloow food), la Sicilia (a 30 anni delle stragi di Capaci e via D’Amelio) e Saintes Maries de la Mer (il tema delle minoranze). Ora stiamo percorrendo la Calabria, terra rigogliosa e riservata, di gente intima e coraggiosa, dai tratti determinati e spigolosi, orizzonti ecumenici e multiculturali. Incontreremo persone, gruppi, comunità, amministrazioni che lavorano per la giustizia sociale, per la legalità, per la tutela dei diritti, per l’accoglienza, per la fede come liberazione e responsabilità.
A noi chiese e comunità del nord che fingiamo comodamente l’assenza di una continua e profonda penetrazione della ‘ndrangheta e criminalità organizzata i vescovi della Calabria ricordano: “Il Vangelo è sempre forza liberante, anche dalle mafie e dalla corruzione, abbiamo la possibilità di scegliere di non arrendersi mai, anche di fronte a ciò che corrode il campo del buon grano del Signore. Mafia e Vangelo sono assolutamente incompatibili (come la guerra ndr) perché si reggono sulla trasgressione volontaria, violenta, calcolata, sprezzante di almeno 3 comandamenti: il 5° non uccidere, il 7° non rubare, il 10° non desiderare la roba degli altri” e ancora “la mafia può attecchire soltanto laddove trova terreno fertile la “mafiosità”, ovvero tutta una serie di modi di essere e di fare, che apparentemente non producono disastri, ma sono come invisibili infiltrazioni velenose, che corrodono società e comunità” (Conferenza Episcopale Calabra, No ad ogni forma di mafie, linee guida, 2021). A noi chiese e comunità di un nord egoista e indifferente le chiese del sud con la voce di mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Cei per il Sud dice: “Riteniamo che la legge sull’autonomia differenziata produca un maggior impoverimento e darà meno possibilità a noi del Sud. Avverrà qualcosa di simile a quello descritto da George Orwell nella “Fattoria degli animali”: “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”. Il rischio è quello di creare un’Italia Arlecchino e una condizione da Far West con le regioni in conflitto fra loro”. Percorriamo quella terra e condivideremo queste difficoltà per uscirne insieme con una buona politica come ricordava don Lorenzo Milani.