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Brescia
di CARMINE TRECROCI 13 giu 2024 09:20

Per una gestione idrica innovativa

L’ennesimo carosello di anomalie climatiche in queste settimane ci sta regalando piogge fin troppo abbondanti e frequenti, in un contrappasso perfetto con i siccitosi 2022 e 2023. I campi inzuppati di acqua non devono però trarci in inganno: la conservazione della risorsa idrica è destinata a rimanere una delle sfide più critiche dei prossimi decenni.

La tendenza al sostanziale aumento delle temperature e ai cambiamenti di pattern e consistenza delle precipitazioni alterano notevolmente la disponibilità idrica. Di conseguenza, è molto concreta la possibilità che si acuiscano le tensioni locali, se non i conflitti, tra i diversi usi dell’acqua, da quelli agro-zootecnici, a quelli domestici e industriali, agli energetici.

In parallelo con l’impronta carbonica e quella ecologica, oggi è possibile stimare l’impronta idrica puntuale, cioè l’acqua dolce impiegata per i beni e i servizi consumati da una comunità o prodotti dalle imprese. L’impronta idrica può e dovrebbe essere calcolata anche su base territoriale, vale a dire sui volumi di acqua direttamente associabili ai consumi di popolazione, imprese produttive, servizi ed enti pubblici di un comune o di una regione. Le tre componenti dell’impronta idrica diretta sono la blu (l’acqua consumata dai diversi utenti), la grigia (acqua necessaria a diluire il carico inquinante prodotto) e la verde (acqua impiegata per gli usi agricoli).

C’è un consistente deficit di conoscenza. Secondo l’unica approssimazione disponibile, l’Italia avrebbe un’impronta idrica di 133 miliardi di metri cubi annui, 2300 metri cubi pro capite. Valori enormi, tra i maggiori in Europa, frutto di prelievi sicuramente molto elevati, ma anche di perdite di rete, sprechi e inefficienze, che con il peggiorare dei cambiamenti climatici non possiamo più permetterci. Al momento non esistono stime sistematiche per comuni e regioni.

Anche da analisi in corso all’Università di Brescia emerge il peso consistente delle attività agricole nell’utilizzo della risorsa idrica. Stime preliminari su base territoriale per Lombardia e Brescia confermano come la componente verde dell’impronta idrica oscilli tra il 70% e l’80% degli usi diretti complessivi. Le tecniche di irrigazione, se a scorrimento o a pioggia, per esempio, o le tipologie colturali, meno o più idroesigenti, possono fare enorme differenza. Anche in questo ambito, tuttavia, occorre tenere conto della complessità dell’interfaccia fra attività agricole e ambiente naturale.

È diventato urgente adottare anche a Brescia un approccio innovativo alla gestione della risorsa idrica, che si basi proprio su un’analisi rigorosa e puntuale del territorio. L’affidamento a metriche consolidate è cruciale per la progettazione, il monitoraggio e la gestione integrata del sistema idrico. E anche per calibrare correttamente i necessari investimenti infrastrutturali in invasi, condotte e impianti di trattamento e depurazione.

CARMINE TRECROCI 13 giu 2024 09:20