Per ripartire serve una follia positiva
Rimandati a ottobre la fatturazione e il pagamento dei servizi che Assoartigiani erogherà da aprile in poi
Ho visto e letto quanto il Governo ha messo in campo per rispondere all’epidemia. E resto sconcertato dal modo di procedere a vista, quasi balbettante, del Governo nel decidere (quasi sempre con ritardo) e poi nell’annunciare (male) quanto deciso. Per lenire, almeno in parte, le difficoltà che le aziende stanno incontrando in queste settimane, che l’Associazione Artigiani ha deciso una cosa semplice e chiara: abbiamo rimandato a ottobre la fatturazione e il pagamento dei servizi che l’Associazione erogherà da aprile in poi agli artigiani. Abbiamo sempre sostenuto che siamo l’Associazione del fare e dell’essere concreti. Ci è quindi parso utile e necessario fare questa scelta passando dalle parole ai fatti. È un’azione di responsabilità che dobbiamo alle imprese in attesa che arrivi una schiarita, che il mondo e il mercato ripartano, che si possa tornare ad una vita normale. Perché certamente si uscirà da questa situazione. Ovviamente la domanda è “quando?”. In merito a questo qualche incertezza resta.
Pensare alla ripartenza. Ma dobbiamo pensare alla ripartenza. È ragionevole che sia il mercato interno a ripartire per primo. Se tante fabbriche sono chiuse è evidente che molti magazzini saranno leggeri e quindi lavoro potrà esserci. Ma qui va preparata l’uscita dalla prima fase della crisi, qui va preparato una sorta di fase dopo-virus. Il coronavirus sta piegando molte certezze. È evidente a tutti che la ripartenza – e parlo delle aziende – non sarà facile. Ed è per questo che servirà una sorta di choc positivo, di qualcosa che faccia dire a un imprenditore: “Ma sì, ripartiamo” archiviando le preoccupazioni e le tristezze di questi giorni in altra parte del cuore. Servirà un quadro europeo favorevole (bene la Bce dopo qualche tentennamento, bene la Ue sul patto di stabilità) ma questo non basterà. Le banche (e il pensiero torna all’Europa) dovranno valutare che l’Italia, con il suo tessuto di piccole e medie imprese, è cosa diversa da Francia e Germania; che Basilea-tre non può essere il criterio con cui si eroga credito. Qui serve una “follia” positiva, serve qualcuno (le banche) che dia fiducia alla voglia e alle idee che rinasceranno. In tanti soffrono, in tanti lavorano e stanno in trincea. La pandemia farà cambiare l’ordine delle priorità a molti di noi, agli imprenditori e a chi imprenditore non è. Ho la speranza che si annunci un tempo dove parole come responsabilità, professionalità e concretezza avranno maggior peso.