Per non disperderci nella massa
Il 31 maggio prenderà il via il Festival della Comunità che avrà il cuore nella Festa del Corpus Domini. L'editoriale del n° 20 di Voce è di don Adriano Bianchi
Il rischio più grande è però vivere il nostro stare insieme nella città come massa. La società di massa, che nasce con l’industrializzazione, è una formazione sociale definita non dalla quantità, ma dal tipo di relazioni tra gli individui e tra gli individui e la società. Le relazioni sono per lo più impersonali, gli obblighi formalizzati, il lavoro diviso e routinizzato, vige una certa omogeneità di consumi, stili di vita e abitudini. La massa suona molto come il contrario dell’essere comunità. Per questo la comunità ci interessa e l’essere massa c’impaurisce.
La Brescia di oggi e di domani cosa aspira ad essere? Sempre più una comunità che si riconosce in una memoria, in uno stile di relazioni, in un percorso di crescita e di sviluppo delle persone e delle istituzioni, dei valori che l’hanno plasmata e delle sfide che il futuro le pone? Oppure vive rassegnata il disgregarsi del suo tessuto in una logica di massa? Il Festival che a tema mette l’essere comunità ha l’ambizione di rendere visibile un percorso ideale per non disperderci, per ritrovare il cum munus (il patrimonio comune), ma anche il cum humus (il terreno comune) che ci fa dire di essere una comunità. La parola “comunità” in sé è spesso abusata, a volte consunta, ha trovato spazio in ogni settore dall’economia: nei servizi, nell’urbanistica, nell’informazione, ma è, grazie a Dio, patrimonio di tutti.
Lo stile con cui Corpus Hominis la riproporrà è quello di una Chiesa che non intende rivendicare spazi, ma aiutare a sostenere i processi di condivisione nella città. Non è facile, ma speriamo sia possibile. L’eucaristia e la misericordia ci faranno da traccia. È la logica del dono, dell’amore, quello che trova poi nelle opere sia corporali che spirituali vissute il modo in cui una città si fa comunità. È quando guarda alle sue ferite (quella della fame, della sete, della malattia, del carcere...) responsabilmente, le accoglie e creativamente le sana.
Brescia lo ha fatto e lo fa. Così continua a costruire se stessa e il suo futuro. Ce ne rendiamo conto? Non abbastanza, forse. Ai bresciani che vivranno gli eventi del Festival offriremo la possibilità di questa consapevolezza. Una sosta fatta di arte e cultura per non disperdere il senso di un cammino comune. Ci rincuora in questo intento l’indizione del giubileo della Misericordia da parte di papa Francesco, di cui il Festival della comunità potrà divenire un prodromo ideale.