Pedagogia: scuola e famiglia
Maggio, tempo di fine scuola, di colloqui, di valutazioni e torna l’urgenza di riproporre il tema della relazione tra scuola e famiglia. Tale relazione sta subendo una profonda crisi e spesso è segnata da forme di disaffezione, delega e chiusura reciproca. La partecipazione della famiglia alla vita della scuola, dunque, risulta tutt’altro che raggiunta e conquistata. Essa, però, è necessaria per dare coerenza e armonia al processo di crescita del figlio/alunno. Il minore, infatti, non può essere considerato a scuola come avulso dal suo sistema di relazioni familiari. L’alunno entra nella scuola e nella classe con il suo bagaglio, che è carico di storia e cultura familiare, fatta di valori, atteggiamenti, comportamenti e l’insegnante non può non prendere in considerazione tale bagaglio. Oltre a ciò, diversi studi mostrano come la partecipazione dei genitori alla vita scolastica dei figli abbia delle ricadute positive sul benessere e l’apprendimento degli stessi.
Ciò che si auspica è la costruzione di un ponte educativo tra scuola e famiglia, uno scambio, in cui si riconoscono e valorizzano le esperienze, conoscenze, capacità e competenze di cui entrambe sono portatrici. Genitori e insegnanti, dunque, con le proprie specificità, perseguono un progetto di crescita comune per il figlio/alunno. Si tratta di un vero incontro, in cui le due istituzioni non sono stimate come alternative, inconciliabili o da subordinare alternativamente l’una all’altra, entrambe sono da valutare aperte all’apprendimento, alla variazione, allo scambio, in un processo di arricchimento reciproco. Per costruire tale ponte emerge l’istanza di rivedere le modalità di partecipazione della famiglia alla vita della scuola. Ciò implica il recupero del significato di alcune pratiche, come le assemblee, i colloqui, che vengono spesso percepite come adempimenti e che sembrano aver assunto la forma di riti, in cui si ripropongono da anni gli stessi copioni. Sarebbe opportuno, invece, ridefinire le ragioni della democrazia scolastica, al fine di modificare pratiche che forse oggi risultano essere non funzionali all’obiettivo di una proficua relazione tra le due istituzioni per il benessere del figlio/alunno. Certamente, ciò vuol dire sciogliere alcuni nodi problematici presenti nella relazione scuola-famiglia, primo fra tutti quello della comunicazione. In tal senso, c’è l’esigenza che insegnanti e genitori mettano sul tavolo del confronto rappresentazioni, pensieri, domande e aspettative, che spesso rimangono implicite e che potrebbero essere il punto da cui far partire il rapporto.