Pandemia: quattro lezioni
Sono giorni e mesi confusi, contesi da sentimenti contrastanti. Avvertiamo tutti un senso di liberazione e di speranza per l’allentamento delle restrizioni dell’emergenza sanitaria. Ma navighiamo ancora fra tante incertezze e difficoltà, ancora così prossime alla nostra percezione. Non ultime, ci sono ancora incognite sull’evoluzione del contagio, su nuove crisi. Possiamo però provare, con umiltà, a isolare alcune lezioni di fondo dai terribili eventi di questo anno e mezzo; farne tesoro ci aiuterebbe a commettere qualche errore in meno, come individui e come società.
Le restrizioni e il confinamento, eccezionalmente accettati per lungo tempo, sia pure con alcune manifestazioni di insofferenza e opportunismo, hanno provato che le nostre società sono in grado di anteporre la sicurezza collettiva alle libertà individuali. La pandemia ci ha costretti ad accettare azioni collettive senza precedenti per proteggere la salute di tutti.
La crisi ci ha anche consegnato una preziosa opportunità di ripensare i nostri passi futuri, anche in questo sia come persone che come collettività. Conosciamo il prezzo di mercato di tante cose, ci illudiamo di disporre di tanto perché circondati da oggetti o servizi che costano poco o nulla, salvo scoprire una realtà ben diversa, e che a contare davvero sono valori immateriali fondamentali per la nostra salute e il nostro benessere, ben più preziosi di quelli, tangibili e perennemente in saldo, che attirano le folle.
D’altra parte, abbiamo anche scoperto che l’emotività e l’irrazionalità influenzano i comportamenti più di quanto non riescano a fare la scienza e la ragione. La ricerca ci aveva avvisati, e continua a farlo, dei rischi concreti di gravi crisi globali, da quelle sanitarie a quella climatica. Potenzialmente, disponiamo di strumenti precisi per attuare risposte preventive o di mitigazione del danno, grazie a risorse pubbliche o condivise, come il servizio sanitario, i sistemi di igiene e prevenzione, i protocolli di sicurezza e di emergenza. Ora abbiamo prova provata che ci sono benefici inestimabili nel prepararci adeguatamente a fronteggiare minacce apparentemente remote e immateriali. Abbiamo visto quanto sia vantaggioso sfruttare le traiettorie deterministiche della trasmissione del contagio per limitarlo, con una sistematica attività di prevenzione, programmazione e coordinamento. Analogamente, costruire azioni concrete contro l’aumento previsto delle concentrazioni di gas serra ci permetterà di risparmiare vite umane e danni su scala molto più estesa.
Infine, abbiamo avuto conferma plateale che sono proprio la distruzione della biodiversità e il cambiamento climatico a creare le condizioni per l’emergere di nuovi virus e malattie. Il rischio di epidemie (negli ultimi 20 anni: SARS, H1N1, Zika, Ebola, MERS, SARS-COV2) è aumentato enormemente in un mondo dove il delicato rapporto tra uomo e patogeni viene alterato da diversi fattori, tra i quali i turbamenti degli ecosistemi e del clima. Un sistema economico che nega il valore strategico del capitale naturale e i fallimenti del mercato produce evidenti squilibri, tra gli uomini e con la natura; è insostenibile. La soluzione, come per la crisi sanitaria, sta nella costruzione di un’economia inclusiva e resiliente, per le persone e il pianeta.