Ottorino Marcolini, apostolo di Brescia
Fare memoria dei grandi del passato è un esercizio fondamentale nel percorso di crescita di una comunità. E padre Ottorino Marcolini (1897-1978) rientra a pieno diritto nella speciale classifica di chi ha fatto della propria vita un capolavoro. Marcolini, di cui il 23 novembre abbiamo ricordato l’anniversario di morte, può diventare uno straordinario modello per molti. Studente cum laude prima in ingegneria e poi in matematica, lasciò la direzione dell’Officina del Gas presso i Servizi Municipalizzati di Brescia per inseguire la vocazione sulla scia dei suoi due più grandi amici, i padri filippini Caresana e Bevilacqua.
Uomo di contemplazione e di azione, non si fermò di fronte alle difficoltà sociali ed economiche di una nazione che usciva dalla guerra senza grandi risorse. Il risultato dell’intuizione della cooperativa “La Famiglia”, pur tra diffidenze e contrasti iniziali, è evidente ai più. Realizzò un’idea che a molti, allora, apparve come una semplice utopia. Aveva la capacità, come ha sottolineato Saverio Gaboardi, presidente dell’Ucid Brescia, nell’ultimo numero di “Voce”, di “non subire gli eventi ma farli capitare”. Merita, quindi, un plauso l’impegno dell’Associazione Amici di Padre Marcolini che si prodiga per diffonderne la conoscenza e per scandagliare i tanti aspetti ancora poco noti della figura. Sì, perché Marcolini scriveva poco.
Tra i suoi testi, è bello, visto il contesto in cui siamo chiamati a confrontarci, rileggere una lettera del 1945 pubblicata su “La Fionda” dove parlava della sua esperienza nei campi di concentramento in Germania: “Torniamo allo spirito che unì, dimentichiamoci ciò che ci divide, ricordiamoci che l’essenziale oggi è fare in modo che nessuno, sia bimbo o vegliardo, lavoratore dei campi o delle officine o del pensiero, abbia a soffrire la fame. (...) L’essenziale è che abbiamo a ricostruire questo nostro povero Paese, rimarginando le sue piaghe, ricordandoci però che sono gli uomini che fanno le case, non le case che fanno gli uomini”. Marcolini, come San Filippo Neri a Roma, a pieno titolo può essere considerato apostolo di Brescia. Per utilizzare le parole di mons. Manziana, “in ogni circostanza fu sacerdote di profonda pietà, semplice ed essenziale, non disgiunta mai da autentico spirito di povertà e da amore concreto per i fratelli”.