Oltre ogni paura, resta la vita
Nizza, Vienna e Kabul sono alcune delle città in cui il fondamentalismo terrorista ha colpito in modo vigliacco. Gli attentati ci ricordano che siamo cittadini del mondo non del nostro piccolo mondo e che l’agenda delle priorità non è scritta da noi, senza gli altri e sopra o contro gli altri.
Ritengo opportune alcune considerazioni che diventano percorsi per le comunità. La questione educativa: gli attentatori sono poco più che ventenni, giovani che ci interrogano e chiedono alle nostre comunità adulte quale spazio e attenzione stiamo soffrendo loro per il futuro. In un comunicato il Centro islamico culturale d’Italia (Roma) sottolinea: “Dobbiamo bannare l’ambiguità e il doppio linguaggio dalla nostra retorica, dai nostri sermoni e dai nostri processi formativi ed educativi destinati particolarmente alle nostre nuove generazioni”.
La questione islam: i processi di radicalizzazione nell’islam non sono stranieri ad alcuna forma religiosa. Comune alle tre grandi religioni monoteiste, il fondamentalismo capovolge la realtà di Dio e blocca ogni possibilità di relazioni autenticamente umane. Sottolinea un documento del Patriarcato Latino di Gerusalemme:
“Se la religione è una delle cause del conflitto è solo perché i credenti hanno svuotato la religione del suo messaggio divino riducendola a una semplice dimensione umana, sociologica o nazionale”.
La questione migratoria: Tunisia, Libia, rotte mediterranee e balcaniche non sono idee e suggestioni ma migliaia di persone, volti, speranza in movimento. Papa Francesco nel messaggio per la Giornata dei migranti propone sei coppie di verbi per affrontare il fenomeno: “Bisogna conoscere per capire, è necessario farsi prossimo per servire, per riconciliarsi bisogna ascoltare, per crescere è necessario condividere, bisogna coinvolgere per promuovere, è necessario collaborare per costruire”.
La questione politica: Europa, Turchia, il Mediterraneo restano uno spazio delicato di possibile incontro e collaborazione. Alzare muri, armare le comunità, chiudere il dialogo, lacerare il Mare nostrum con divisioni e disuguaglianze ci fa perdere la bussola e la rotta. La grande ipocrisia di chi parla di pace e poi sostiene la retorica dello scontro di civiltà, vende armi e sostiene le vendette e le violenze è da smascherare.
La questione urbanistica: tempo fa “Le Monde” ha detto di Brescia “è città multiculturale e modello di accoglienza”. In essa anche la comunità cattolica non manca di protagonismo. Il nostro Vescovo commentando i pericolosi pacchetti sicurezza di marca leghista ci diceva: “Non possiamo accettare che le persone diventino invisibili. Per questo, non allontaneremo dai nostri centri di accoglienza coloro che, per effetto della legge sicurezza, non hanno più diritto a rimanerci: se legalmente rischieremo qualcosa, rischieremo”. La questione fraterna: avviare lo studio e la traduzione in vita dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco al n. 283: “Il culto a Dio, sincero e umile, porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti.
In realtà,
“chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”.
Pertanto, il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, (...) non è dovuto alla religione ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale”.
Oltre ogni semplificazione rabbiosa, oltre ogni paura irrazionale, oltre ogni superficiale considerazione, oltre ogni colpevole informazione, resta la vita, saggia e quotidiana che costruisce fraternità nelle nostre case, luoghi di lavoro, spazi educativi, momenti partecipativi e luoghi di preghiera.