Oltre le nomine ci sono le persone
C’è chi lo scende e c’è chi lo sale. Parlo dello scalone della Curia. In queste settimane estive decisamente molto frequentato. Tempo di nomine. Tempo di discernimento. Lo ha ricordato il vescovo Pierantonio Tremolada celebrando, lo scorso 7 giugno la Messa per la santificazione del clero
C’è chi lo scende e c’è chi lo sale. Parlo dello scalone della Curia. In queste settimane estive decisamente molto frequentato. Tempo di nomine. Tempo di discernimento. Lo ha ricordato il vescovo Pierantonio Tremolada celebrando, lo scorso 7 giugno la Messa per la santificazione del clero, e chiedendo per lui e i suoi collaboratori la preghiera di tutta la diocesi. Chissà se, oltre all’immancabile gossip compulsivo che abita le nostre contrade in questi giorni, sta arrivando al Vescovo e al Consiglio delle nomine il dolce e soave profumo dell’incessante invocazione dello Spirito Santo che sale da tutta la nostra Chiesa. Certo, senza svelare segreti, c’è d’aspettarsi che anche quest’estate vedremo molti trasferimenti. Alcune nomine sono già arrivate: 13 quelle annunciate la scorsa settimana tra cui i preti novelli, non più tra gli ultimi della fila. E poi la nuova equìpe del Seminario, il direttore del Museo diocesano e il nuovo responsabile del Diaconato permanente. A fare due conti sulla carta del formaggio, visto il movimento sullo scalone, per la fine dell’estate arriveremo a non meno di una cinquantina di nomine tra parroci, curati e altri incarichi. Numeri da record? Forse, ma non poi così tanto vista la vastità della diocesi, il numero delle parrocchie (473), quello dei preti (727) e la miriade di istituzioni ed enti ecclesiastici a cui provvedere. La volontà di mettere in movimento le risorse, i talenti e perseguire progetti importanti come il cammino delle unità pastorali è evidente. Fin qui la statistica e la strategia che ha le sue logiche che però, inevitabilmente e per fortuna, s’incrocia con la vita delle persone, delle comunità e il loro futuro. Cosa non da poco. Notavo in questi giorni come ogni volta che pubblichiamo una nomina su Voce, soprattutto sulla nostra pagina Facebook, quante siano le persone che lasciano un augurio e una preghiera per il cammino, un ringraziamento, un messaggio di accoglienza a chi va e a chi viene.
Parole di fede, di stima e di amicizia che vengono paradossalmente proprio dal “vituperato” mondo dei social e che lasciano una traccia visibile della qualità delle relazioni umane che si sono costruite tra la gente e tanti nostri sacerdoti. “Ci hai dato tanto... Ti aspettiamo con gioia... Auguri, buon cammino... Il Signore ti benedica”. Alla stringata notizia di un trasferimento, si contrappone un’infinita sequela di “Mi piace” e di commenti. Pare quasi che, una volta sanata la legittima curiosità di sapere chi ci sarà o non ci sarà in un ruolo, si apra in molti lo spazio della consapevolezza che le persone, in un momento di svolta della propria vita come un cambio di parrocchia o una nuova destinazione, vadano soprattutto sostenute, comprese, incoraggiate. Fa piacere notare che molti hanno uno sguardo più attento a ciò che si muove nel cuore e non tanto al valore dei ruoli o al prestigio acquisito. Tanti dimostrano di vedere primariamente il bene del prete, delle comunità. Ci fa bene notarlo e farlo notare anche a fronte di una smania a volte patologica di sapere e di far sapere ‘che si è saputo per primi’. È forse è un po’ più così che dovremmo vivere anche questa stagione della Chiesa bresciana. Ognuno nel suo ruolo e per la sua responsabilità. Penso al Vescovo in primis che si è assunto l’onere di chiamare e incontrare personalmente ciascun sacerdote in vista di un cambiamento. È a lui “e ai suoi successori” che i presbiteri hanno promesso “filiale rispetto e obbedienza”. Ha un valore immenso che sia lui a conoscere, a interpellare, a inviare. E i preti bresciani sono assai sensibili a questo aspetto. Penso ai “chiamati” che salgono lo scalone in queste giornate e al sentimento di docilità, fiducia, affidamento al Signore che li attraversa, insieme a qualche ansia mista a preoccupazione. Penso alle comunità cristiane e al territorio che non smettono di attendere e sono ancora così sensibili alla vita della nostra Chiesa. Molto di questo conta insieme alla maggior gloria di Dio.