Nuovi vicari, scelti per consigliare
Come concretamente dovranno consigliare? Il Vescovo afferma anzitutto che è necessario riconoscere l’importanza della decisione. “Decidere – ha sottolineato – significa agire in modo ragionevole, cioè giungere ad operare avendo messo in campo tutta l’energia della propria intelligenza in vista del bene proprio e di tutti e in totale obbedienza a Dio"
“Il consigliare è uno dei modi di comunicare della Chiesa grazie al quale essa tende ad essere se stessa, cioè a mantenersi unita, a crescere nella santità, a dialogare con tutte le culture e a rimanere fedele al deposito originario”. Parola del vescovo Tremolada in un recente intervento ai Consigli diocesani sul compito del “consigliare nella Chiesa”.
Mercoledì scorso, poi, l’annuncio dei nuovi vicari episcopali. Provo a leggere in filigrana i due eventi. Certe parole, infatti, alla luce dei fatti si chiariscono meglio di tante interpretazioni successive. Oggi che stanno davanti a noi i volti di coloro che Tremolada ha scelto come vicari e membri del Consiglio episcopale e delle nomine per il governo della Chiesa bresciana ci potremmo chiedere perché proprio loro e non altri. “Lo scopo del consigliare – ha detto il Vescovo – è fornire il proprio contributo in vista di un agire che mira a raggiungere un obiettivo in funzione di una decisione. Questo avviene mettendo in ordine i pensieri, favorendo unità, confrontandosi con umiltà e mitezza, aiutando a superare l’impulsività, raccogliendo le idee verso una sintesi”. Ecco il primo dato. I nuovi vicari non sono “volti conosciuti al grande pubblico”. Sono tutti parroci, pastori in cura d’anime. Preti abituati a stare accanto alle persone; gente che ha condiviso ritmi e tempi della vita delle proprie comunità, e che, magari anche attraverso progetti e iniziative particolari, hanno intrapreso percorsi a tratti inediti per dire in modo nuovo la gioia del Vangelo nel proprio territorio. Paradossalmente non è stata chiesta loro una competenza specifica o di settore, ma in primis la passione pastorale e missionaria da mettere in gioco con umiltà in comunione col Vescovo nella guida della diocesi.
Come concretamente dovranno consigliare? Il Vescovo afferma anzitutto che è necessario riconoscere l’importanza della decisione. “Decidere – ha sottolineato – significa agire in modo ragionevole, cioè giungere ad operare avendo messo in campo tutta l’energia della propria intelligenza in vista del bene proprio e di tutti e in totale obbedienza a Dio.” È giusto che ci aspettiamo dai nuovi vicari prudenza, capacità di ascolto, discernimento e infine il coraggio di giungere a maturare decisioni. Lo stile della sinodalità che il Vescovo ha richiamato anche in occasione della loro nomina imprime a tutta la nostra Chiesa, e non solo ai vicari, il rispetto del “processo del ben consigliare che – come diceva San Tommaso – implica due cose: la capacità di consigliare bene in coloro che sono chiamati a dare consiglio e la docilità di coloro che devono rendersi disponibili a quanto viene consigliato”. Ciò pone l’accento su un agire ecclesiale che chiama in causa il protagonismo dello Spirito Santo più che l’acutezza delle strategie e delle attitudini personali. “È il dono dello Spirito Santo – riprende il Vescovo – che, quando siamo chiamati a confrontarci con decisioni ardue e ci sembra di annegare in un mare di buoni consigli, diversi l’uno dall’altro, se è avvenuta una ragionevole indagine e un ragionevole ascolto, interviene, calma l’ansietà e permette di decidere in pace”. Potrebbe essere anche questo l’augurio che facciamo ai nuovi vicari. Non sarà facile per loro governare 473 parrocchie, oltre 700 preti, più di un milione di abitanti in un territorio vasto e ricco di sfide come quello bresciano. La sua complessità trova, infine, nei vicari territoriali forse la novità più importante. Un compito che dovrà trovare una fisionomia precisa. Fatte le nomine ora la strada è aperta. Con simpatia e gratitudine salutiamo chi ha retto questo ministero non facile fino ad oggi, in particolare mons. Mascher e mons. Polvara, e preghiamo per chi l’ha assunto. In fondo ci sta a cuore che il volto della Chiesa corrisponda il più possibile a quello del suo Signore.