Non finisce tutto qui
Il Papa ha indicato nel tema dei malati e dell’unzione degli infermi l’intenzione di preghiera mensile che affida alla rete dell’apostolato mondiale dedicato. Di questi temi parliamo sempre troppo poco, meglio approfittarne! La preoccupazione di Francesco è che il momento dell’Unzione non sia percepito come l’anticamera del becchino, perché “pensarla così significa rinunciare ad ogni speranza”. Proprio pochi giorni fa ho amministrato il sacramento a una nonna che, ormai in fin di vita, mi aspettava e mi ha ringraziato con l’onore di un sorriso, come se fosse la cosa più ovvia e l’arrivederci più sicuro: si va in Paradiso, non altrove o in nessun luogo.
Fa bene il Papa a chiedere che questo sacramento non sia un prefunerale: nella mia piccola esperienza, quando celebrato insieme, fa quasi meglio ai parenti che al malato, il quale sa perfettamente che sta morendo, nonostante le bugie benevole raccontate da quelli che sono al suo capezzale. L’unica bugia perversa è dirsi che finisce tutto qui, su questa terra invocata inutilmente come leggera e lieve, secondo un detto abbastanza abusato della tradizione pagana. Per fortuna è il cielo a farsi pesante, a piegarsi su di noi e a prenderci: è la speranza concreta contagiante più del contagio della morte.