di LUCIANO ZANARDINI
28 ago 2015 00:00
Non c'è posta per te
I disservizi sono sempre maggiori. E Poste Italiane, per risparmiare, consegna a giorni alterni. A ottobre parte la sperimentazione in 17 Comuni dell'Alta Valle Camonica
Per carità, la tecnologia ha modificato molto la comunicazione, perché fatture e bollette, oggi, vengono recapitate principalmente via email, ma si sa che c’è una buona fetta della popolazione, stando ai numeri certificati dall’Istat, che non ha alcuna dimestichezza con il mondo della rete. Curiosa, ma a quanto pare può essere anche un buon test per verificare la bontà dell’iniziativa, la scelta di partire proprio là dove, probabilmente, la popolazione residente è più anziana, in quei paesi montani (alcuni a rischio isolamento, altri a vocazione turistica) dove la posta è ancora o dovrebbe essere un presidio del territorio.
Il problema è che i cambiamenti, imposti dal risparmio, si accompagnano a disservizi sempre maggiori. Ci sono lettere che percorrono avanti e indietro il Bel Paese prima di arrivare a destinazione, ma soprattutto è forte l’impressione che si sia perso di vista il contatto con il cittadino. Le legittime lamentele degli utenti trovano risposte sempre più evasive. È il caso che accomuna anche molti nostri lettori che, abitualmente, ci telefonano per segnalare la mancata consegna del settimanale (teoricamente dovrebbe arrivare nelle case il giovedì…).
Chissà cosa succederà a ottobre. Con la consegna a giorni alterni è seriamente a rischio di fatto, quindi, anche la distribuzione dei settimanali cattolici: la Fisc con il suo presidente Francesco Zanotti è in prima linea in questa battaglia con l’hashtag #nopianoposte e con lo slogan "Meno giornali, meno liberi". Invece di arrivare il giovedì o il venerdì finiranno per arrivare il lunedì? Lo stesso vale anche per gli altri giornali. I costi lievitano sempre di più e l’efficienza diminuisce.
La strada intrapresa dalle Poste Italiane è sicuramente in salita. Lo sa bene l’amministratore delegato Francesco Caio contestato dagli stessi lavoratori per il suo stipendio (1,2 milioni di euro… all’anno). Forse, senza scadere nella facile demagogia, si potrebbe partire proprio dalla riduzione degli stipendi dei manager (non c’è solo Caio che peraltro ha ereditato una situazione deficitaria). Ma questa è un’altra storia.
LUCIANO ZANARDINI
28 ago 2015 00:00