Non abbiate paura della vita
1.800 giovani bresciani tra i 13 e i 18 anni all'incontro con papa Francesco
“Non abbiate paura della vita, la vita è bella, per darla agli altri, per condividerla con gli altri!”. Queste brevi parole rivolte a braccio dal Papa agli 80mila ragazzi riuniti, finalmente, in Piazza San Pietro, risuonano come un mandato per tutti, non solo per gli adolescenti (in 1.800 dal Bresciano) che hanno partecipato.
Sono il volto bello di una Chiesa che con tutti i suoi limiti riesce ancora a intercettare i giovani e a fare loro una proposta di qualità e di umanità. E questo è reso possibile dalla passione educativa che non si ferma davanti alle difficoltà o alla conta dei numeri. Forse molti ragazzi tra qualche anno non frequenteranno più, non diventeranno a loro volta catechisti o educatori, ma sicuramente non dimenticheranno chi ha speso del tempo per loro. Nei giorni romani hanno respirato a pieni polmoni la gioia di stare insieme dopo due anni di stop forzato.
Sono cresciuti con un virus sconosciuto e letale e ora si ritrovano con una guerra a pochi chilometri di distanza. A volte possono sembrare un po’ apatici, intorpiditi dallo schermo di un cellulare che li collega con il mondo ma può anche isolarli, rinchiusi in una stanza, dal contesto in cui vivono. Hanno tanti sogni nel cuore, non deludiamoli. Ascoltiamoli. Offriamo loro dei modelli positivi. Offriamo loro soprattutto delle possibilità. Proponiamo loro delle buone esperienze di servizio per ritrovare, anche grazie al volontariato, le ragioni di una vita spesa per gli altri. Quel “donando si riceve” che in molti hanno sperimentato deve e può diventare l’ideale da seguire.
Per alcuni lo è già e l’abbiamo visto nella prova della pandemia. Non è scontato. Ci vuole anche una buona dose di coraggio ad affermare la bellezza della vita quando tutto sembra che vada a rotoli. Ma è quel coraggio che trova forza nella speranza. Nei momenti più bui della storia alcune figure straordinarie ci hanno insegnato a non disperare. E se, come accade, la vita non è sempre una passeggiata, il compito di ciascuno è di fare il possibile per alleviare, con un sorriso o con un gesto, le sofferenze degli altri.
Questo è in sintesi anche il messaggio consegnato, nella Messa celebrata al Santuario del Divino Amore, dal vescovo Tremolada: “Chi crede nel Signore diventa capace di tendere la mano e di far alzare chi, per qualche ragione è caduto, non ce la fa o rischia di rimanere indietro o scartato. Noi non prendiamo in giro chi fa fatica, ma nel nome del Signore tendiamo la mano. Siate ragazzi e ragazze che tendono la mano per fare alzare e non utilizzano mani e piedi per far cadere”. Un aiuto lo ritroviamo nella “Parola che scalda il cuore”, perché “le persone che hanno il cuore di ghiaccio non faranno mai felici gli altri”.