No all'invio di armi in Ucraina
Perché vi opponete all’invio di armi all’Ucraina che si sta fieramente difendendo dall’aggressione militare russa? È la domanda rivolta alla Rete Italiana Pace e Disarmo che ha ribadito la propria contrarierà alla decisione dell’Italia e dell’UE di inviare materiali militari in Ucraina. Provo a rispondere.
La Carta dell’Onu contempla il “diritto naturale di autotutela individuale o collettiva nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite” (n. 51). Nessuno può pertanto negare tale diritto o ignorarlo. Ma ciò non significa automaticamente che si debba inviare armi o intervenire militarmente in ogni contesto. Se così fosse, si dovrebbe inviare armi a tutti i popoli che lottano per la propria sovranità come il popolo palestinese i cui territori sono illegalmente occupati da anni da Israele. Non viene fatto perché inviare armi configura sempre una situazione di belligeranza. Anche la fornitura di armi da parte delle forze armate americane alla resistenza partigiana va collocata nel suo preciso contesto: gli Stati Uniti erano già in guerra contro la Germania nazista e parte attiva del conflitto.
Quello che è in discussione, quindi, non è la liceità della risposta armata, ma il tipo di sostegno che si intende dare ad un popolo aggredito in un preciso momento storico. Nel contesto odierno emerge una questione centrale finora inedita: il presidente russo Putin ha minacciato l’impiego di bombe nucleari. Questo cambia radicalmente lo scenario. È la situazione che ha configurato, all’indomani della crisi dei missili di Cuba, papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in Terris. “In un tempo come il nostro, che si gloria della potenza atomica, è alieno ad ogni ragione che la guerra possa essere uno strumento adeguato per ripristinare diritti violati” (n. 67). Ciò significa che, nella situazione attuale, lo strumento militare non può essere utilizzato per ripristinare il diritto violato della sovranità dell’Ucraina. A differenza di altri conflitti, con la minaccia nucleare ciò che è in gioco oggi in Ucraina non è solo l’indipendenza di una nazione e la libertà di un popolo, ma la sua stessa sopravvivenza e, di fatto, anche la nostra e dell’intero pianeta.
Inviare armi è la risposta più comoda ma pericolosa: è un atto belligerante che rischia di estendere il conflitto a dimensioni irreparabili. Vanno invece messi in campo, subito, tutti gli strumenti della “neutralità attiva” (che non è equidistanza) e della difesa nonviolenta. Perché i capi di Stato e di governo non promuovono un’azione nonviolenta, anche andando in Ucraina, per chiedere alla Russia il ritiro delle truppe? Noi ci siamo per sostenerli!