Nido sì, nido no?
Nido, sì o no? È la domanda che, pochi mesi dopo la nascita di un figlio, si pongono i genitori
Nido, sì o no? È la domanda che , pochi mesi dopo la nascita di un figlio, si pongono i genitori. Affidarlo alle educatrici di un asilo nido, oppure (estendendo il più possibile la loro presenza) crescerlo ed educarlo personalmente senza costringerlo ad una separazione anticipata e, forse, inopportuna? Sentiamo gli specialisti, che dicono? Ebbene… non vanno d’accordo e i pareri sono discordanti. C’è chi sostiene che i bambini rimasti in famiglia sono più sereni, vispi e intelligenti rispetto a quelli che sono stati al nido e c’è chi è convinto esattamente del contrario. Ci sono i paladini dell’inserimento al nido secondo cui non solo i bambini di oggi hanno uno sviluppo molto più precoce di quello delle generazioni passate; ma anche hanno un grande bisogno di vivere a contatto con altri bambini, visto che spesso non hanno fratelli, né occasioni di incontri con i coetanei. Contemporaneamente lodano i vantaggi di un rapporto ampliato alle figure delle educatrici, rispetto alla sola famiglia. I sostenitori dichiarano, poi, che il nido è un servizio essenziale di cui tutti i genitori dovrebbero poter fruire; che è un “diritto” della donna scegliere l’una o l’altra soluzione, anche per evitare che la mamma casalinga h 24 finisca per subire una situazione di stress che provoca, anche dal punto di vista educativo, disastri di notevole entità.
Al contrario altri studiosi parlano di pericoli per lo sviluppo psichico, emotivo ed affettivo per il bambino che frequenta il nido; pericoli che aumentano in proporzione diretta rispetto al tempo di permanenza, al numero dei bimbi del gruppo e dei cambi delle educatrici che non possono essere le medesime per l’intera giornata. Secondo i detrattori il nido dovrebbe essere limitato alle situazioni critiche e lo Stato dovrebbe investire meglio i propri finanziamenti orientandoli ad aumentare le possibilità per i genitori di stare con i loro piccoli… Si potrebbe continuare all’infinito; ma una proposta bisogna pur farla ai genitori che vogliono o devono operare la scelta… E se la soluzione migliore fosse quella mediana? Forse nel mezzo sta la virtù, per cui mi pare di poter suggerire che si fruisca di ambedue le possibilità: della famiglia e del nido, ma limitandolo, questo ad una parte soltanto della giornata. Una frequenza part-time al nido, a mio parere, contribuisce a creare un’alleanza ricca di proposte ed opportunità educative che valorizza gli aspetti positivi dell’una e dell’altra istituzione, mitigandone quelli negativi.