Nessun patto scellerato tra istituzioni e mafia
Da molti anni lo Stato e la mafia sono due fronti che si combattono e non già due mani che si stringono. Così almeno dice la sentenza d’appello che la scorsa settimana a Palermo ha assolto Dell’Utri e gli altri imputati accusati di avere intavolato una “trattativa” con la mafia per conto dello Stato. Non c’era il reato, c’era solo la pena. Naturalmente, occorrerà leggere bene le motivazioni della sentenza. E ci sarà ancora da fare i conti con i suoi strascichi, e magari da incrociare i ferri con quelle correnti d’opinione che sono solite fare del sospetto l’anticamera della (propria) verità. Resta il fatto che una sentenza è una sentenza, e per definizione parla chiaro. Essa ci fa uscire dal cono d’ombra delle dicerie e delle insinuazioni, e costringe un po’ tutti a rispecchiarsi negli esiti della legge. La sentenza in questione ci dice appunto che non c’è stato nessun patto scellerato tra le istituzioni e la criminalità. Cosa che non assolve tutto il passato repubblicano, ma rende assai meno torbido il suo presente. Resta vero infatti che nel passato la mafia è stata forte anche di alcune complicità che aveva trovato nella politica dell’epoca. Ma è una storia remota, di cui il nostro paese e il suo sistema politico si sono liberati a prezzo di molto sangue e molti errori. Certo, di fronte alla mafia non si deve mai abbassare la guardia. Ma appunto per questo è fondamentale imparare a riconoscerla. Evitando di regalarle complicità fantasiose una volta che sono venute meno complicità più reali.