Missione educatore
Abbiamo avuto l’opportunità di avere nella nostra città il Festival Internazionale dell’Educazione. È stata l’occasione per mettere al centro dei nostri discorsi e confronti il tema dell’educazione. Parlare di educazione implica la necessità di superare i tanti luoghi comuni che spesso si associano a questo concetto: c’è chi pensa che educare sia uniformarsi a prescrizioni già fissate; conformare la persona alla società; seguire “ricette” per risolvere un determinato problema. È importante dunque fare chiarezza: cosa vuol dire educare? Educare è promuovere lo sviluppo umano completo della persona nella sua unicità e unità, nella consapevolezza che attraverso l’educazione il soggetto si umanizza sempre più. L’educazione è tesa a riconoscere il potenziale, le risorse, il talento presente in ognuno e a creare le condizioni affinchè questo potenziale possa manifestarsi.
Alla pedagogia spetta il compito di sostenere la persona nella trasformazione delle proprie potenzialità educabili in insieme di possibilità da scoprire. Per tale motivo l’educazione è sempre esperienza di autoeducazione, perché la persona è chiamata ad essere protagonista del proprio progetto e ad agire in maniera intenzionale nella realtà che la circonda. L’educatore si prefigge lo scopo di favorire nell’altro l’acquisizione di consapevolezza, autonomia e libertà. Evidente, dunque, che quando l’educando conquista l’autonomia, l’educatore si ritira, scompare, in quanto l’educando ce la fa senza di lui. Parlare di educazione implica anche riconoscere un ruolo importante al progetto di vita. L’educatore, infatti, deve sostenere l’altro nella definizione del proprio progetto esistenziale; egli accompagna l’educando nella elaborazione e riprogettazione di questo progetto. L’attenzione è duplice: da un lato educare è far esprimere le potenzialità dell’altro, ma anche introdurlo nella relazione con il contesto circostante, nella consapevolezza che la piena realizzazione avviene solo nella relazione con l’altro e con gli altri.
È però opportuno mettere in luce che nel lavoro educativo le variabili sono numerosissime e mai del tutto preventivabili, in quanto si tratta di un’azione di un soggetto libero che si rivolge ad altri soggetti liberi. Non si ha mai la certezza del risultato e gli eventi inaspettati fanno innegabilmente parte del gioco. Ingredienti fondamentali sono la flessibilità, ma anche la creatività e l’intuizione: ingredienti che permettono di includere gli elementi imprevisti e che aiutano a captare quelli che sono i bisogni e le esigenze reali, al di là di quelle che noi abbiamo preventivato.