Meno Messe, più Messa
Moltiplichiamo i discorsi sulla Chiesa in uscita, ma poi aspettiamo che i “lontani” scelgano di incontrare Cristo solo durante le celebrazioni stabilite
“La Santa Messa è sospesa per mancanza di fedeli. Don Mario è disponibile su richiesta”. Don Mario è il parroco di una frazione di 40 anime nell’isola di Sant’Erasmo nella Laguna Veneta. La notizia, come era prevedibile, è finita su tutti i giornali. È stata sicuramente una provocazione dettata dai numeri (non più di due persone alla celebrazione eucaristica) che apre, comunque, una riflessione anche su quello che avviene sul nostro territorio diocesano. “Il primo impegno pastorale è la cura per una celebrazione degna dell’eucaristia domenicale” (“Un solo pane, un unico corpo”). In più circostanze il vescovo Monari ha esortato i presbiteri a curare l’eucaristia e, soprattutto, a non moltiplicare le celebrazioni laddove non sono necessarie. Da più parti si corre il rischio, inseguendo i modelli del passato, di accrescere solo le Messe (non i fedeli).
Poco importa se oggi la partecipazione è sempre più deficitaria, poco importa se oggi il numero dei sacerdoti in servizio pastorale è in calo. Moltiplichiamo i discorsi sulla Chiesa in uscita, ma poi aspettiamo che i “lontani” scelgano di incontrare Cristo solo durante le celebrazioni stabilite (difficilmente durante la giornata si trovano chiese aperte…). E così non di rado assistiamo a sacerdoti che “saltano” da una Messa all’altra e, magari, si ritrovano 20 fedeli in una e 30 nell’altra… Il caso più emblematico arriva dalle unità pastorali dove una razionalizzazione delle celebrazioni appare una scelta di buon senso soprattutto dove non sono i km a delimitare le parrocchie…
Per tutti i sacerdoti vale sempre il monito di Monari in “Per me il vivere è Cristo": “Non siamo impiegati di un’azienda incaricati di far funzionare uno stabilimento”. Non è, però, tutta colpa dei presbiteri. Dove sono i laici di queste comunità? Dove sono gli organismi di comunione? Anche su questi temi è stato tutto delegato ai sacerdoti? Succede, purtroppo, anche che ci siano laici pronti a lamentarsi, per motivi di campanile, quando il prete con coraggio toglie qualche messa… Avere meno funzioni religiose (ma più partecipate) significa da una parte consolidare il senso della comunità cristiana che si ritrova attorno alla mensa eucaristica e dall’altra “liberare” il tempo dei sacerdoti per la pastorale cosiddetta informale. Il risultato è, probabilmente, quello di avere celebrazioni più curate e magari evitare anche quel senso di depressione che colpisce un po’ tutti quando la chiesa è vuota.